Cattolici e politica. Il disagio reale dell'oggi, il compito del domani
Dall'archivio Fotogramma
Caro direttore,
l’imprevedibile è sempre dietro l’angolo, e così succede che gli accadimenti politici recenti ci costringono – dopo la stagione del 'o di qua o di là' – a riprendere il dialogo circa l’incidenza del cattolicesimo politico in questo frangente storico. Il copioso dibattito al quale 'Avvenire' sta dando eco lo dimostra. La saldatura al governo di forze cosiddette 'populiste' e/o 'sovraniste', preceduta da inusitati attacchi al Quirinale, nonché da un anomalo e irrealistico «contratto di governo», l’esasperazione conflittuale dei rapporti con la Ue e con singoli Paesi che ne sono parte, la questione 'migranti' spregiudicatamente cavalcata in termini propagandistici con modi sfacciati e laceranti, hanno provocato – come non accadeva da tempo – un allarme di tanta parte delle organizzazioni di ispirazione cattolica.
Il presidente della Cei, cardinal Gualtiero Bassetti, tenendosi attentamente lontano da polemiche di parte, ha ripetutamente spronato a un rinnovato impegno per reagire alla situazione di smarrimento sociale e per opporsi alla forza distruttrice del rancore che imperversa avvelenando la convivenza. Dobbiamo prendere atto che la società è squassata da cambiamenti che generano paure da comprendere e – come è stato scritto su queste pagine – da consolare e accudire, non da ingigantire. La spinta prepotente della globalizzazione economica, dei flussi migratori, dello sviluppo tecnico scientifico e la sempre più indefinita prospettiva dell’unità politica europea, 'strattonata' da muscolari match fra l’americano Trump e il russo Putin, aumentano lo spaesamento.
Si evocano barriere, mentre i confini si fanno sempre più fragili e le identità diventano bandiere, aumentano i conflitti e si diffonde la percezione che tutto sia instabile e ingovernabile, gonfiando la 'stanchezza della democrazia'. Grande detonatore è la precarietà del 'lavoro' che destruttura la dignità umana aumentando a dismisura tutte le angosce. Senza questa stabilità si perde il controllo del timone della vita. Per questo, imprese e finanza vanno richiamate alle loro responsabilità sociali.
La qualità della politica, la resistenza della democrazia e la costruzione del bene comune derivano – anche a questo proposito è utile tornare a leggere Antonio Rosmini – dallo sviluppo di tre dimensioni essenziali: l’ideale e il morale congiunte con il reale. In questi tempi confusi e conflittuali il compito essenziale è riprendere a coltivare, con amicizia civica, la concreta dimensione umana per rigenerare comunità, democrazia e giustizia sociale. È necessario e urgente un coraggioso impegno aperto a tutte le buone volontà che non si preoccupi solo delle prossime elezioni, ma di istruire idee e risposte nuove capaci di suscitare confronti, dissensi e consensi, liberi dai condizionamenti di schieramento.
Per far crescere una maggiore consapevolezza civica e ricucire gli interessi personali con quelli comunitari. Un compito da assolvere in Italia e in Europa, perché i 'ragionieri' servono, ma non bastano e non basteranno mai. Le idee non mancano, occorre tradurre questa vitalità in forme e modalità più organiche. E probabilmente sarà utile darsi anche occasioni di incontro. Non c’è meta, se non si inizia il cammino.
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