Vaccinarsi è utile a tutti e a ciascuno. Il presunto meglio è nemico del bene
Gentile direttore,
ritengo che l’accostamento tra "no tax" e "no vax" che un lettore ha fatto e che lei ha condiviso ("Avvenire", 11 giugno 2021) non soltanto sia completamente fuori luogo, ma pure per certi versi offensivo nei confronti di persone che, come me, la pensano in maniera differente. Non sono un "no tax" in quanto, essendo lavoratore dipendente, le tasse le pago fino all’ultimo centesimo, sia la mia parte sia quella degli evasori. Però, vede, anche se ho deciso di non vaccinarmi non mi ritengo un "no vax" e non aspetto di beneficiare dei supposti sacrifici di chi ha deciso di vaccinarsi, credo all’utilità e necessità dei vaccini in genere, ma non in questo che a dire la verità non si tratta di un vero e proprio vaccino ma di una terapia non sperimentata, bisogna chiamare le cose per quello che sono. Mi sono fatto scrupoli riguardo a quella che lei chiama "immunità di popolo" o "immunità di comunità", ma in questo caso la coscienza mi suggerisce prudenza. Soprattutto a fronte di un pensiero unico, senza contraddittorio. E se un anno e mezzo fa questo poteva anche essere comprensibile per rispetto alla sensibilità di chi è stato colpito negli affetti, non lo condivido per nulla da quando sono stati prodotti i cosiddetti vaccini. Ci sono diversi autorevoli medici, virologi e scienziati che la vedono in maniera opposta rispetto quanto tv e giornali ci propinano. Vedo e sento tanta confusione e approssimazione da parte di chi dovrebbe dettare linee guida certe e sicure. E sembra pure che i vaccini attuali siano inefficaci rispetto alle varianti. In questo contesto, mi pare che sostenere l’impegno per la "immunità di comunità" sia controproducente e, oserei dire, un mandare allo sbaraglio un’intera generazione di giovani. I miei figli, da poco maggiorenni, nella loro libertà hanno scelto di vaccinarsi, e le assicuro che sono in apprensione per loro.
Andrea Illustro
Signor direttore,
le scrivo perché sono fortemente scandalizzata dalle considerazioni espresse nel suo editoriale sui cosiddetti "no vax". Prima di tutto non si può e non si deve generalizzare sono molteplici e diverse le ragioni che spingono alla decisione di non vaccinarsi e non sono strampalate ideologie come lei sembra pensare. Prima di tutto, questo è un siero sperimentale le cui conseguenze a breve e lungo termine nessuno conosce e anche sulla sua efficacia aldilà della propaganda ci sono parecchi dubbi. Io sono cattolica e si sa di molti bravi cattolici che rifiutano il vaccino, ma forse apparteniamo a quella Chiesa che vorreste vedere estinta... Comunque, ricevere parole di disprezzo e di condanna da parte di chi, come lei, si fa paladino di misericordia per ladri, assassini, stupratori e avanti così... dà veramente da pensare. Le sue sono parole che creano divisione ed emarginazione e questo non è molto cristiano. E qui mi fermo, tanto "non prevarranno"!
Viviana Atzei
Queste due lettere confermano che esiste una agguerrita minoranza che considera i vaccini inutili e persino dannosi, nonostante le certificazioni delle autorità sanitarie responsabili (se non addirittura a causa di quelle stesse certificazioni). Ma mi confermano anche che in questa minoranza ci sono pure persone in buona fede e, magari, di fede. Queste cose le sapevo anche prima, ma un "ripassino" è sempre utile sia a me sia a quella fetta di opinione pubblica che liberamente si affaccia sulle pagine del nostro giornale. La lotta contro il Covid e contro le miserie e le ingiustizie che il Covid ha evidenziato e sottolineato riusciremo a vincerla – e ci riusciremo! – solo se avremo chiari due punti. L’importanza della meta – la custodia materiale e morale della nostra umanità e di ogni singola persona – e il valore relativo degli strumenti che abbiamo a disposizione per condurla. E sui quali è lecito e persino doveroso opinare, ma non per raccontarci storie...
Vacciniamoci, vacciniamoci in tanti, vacciniamoci tutti. E battiamoci perché tutti possano essere vaccinati. Pur sapendo che non ci sono bacchette magiche, e che i miracoli – quelli veri – non dipendono da noi. E poi rassegniamoci: ci sarà sempre qualche motivo (più o meno buono) per essere "prudenti" o "sospettosi" o "arrabbiati" (magari perché non ti fanno vaccinare col vaccino che tu preferiresti). Ma si rassegnino pure i pessimisti e i peggioristi: ci salveremo solo e soltanto se saremo stati generosi e solidali. Ecco perché ho scritto – e ripeto, pur dispiacendomi se qualcuno, come il signor Illustro, si sente offeso – che la deliberata scelta di non vaccinarsi può diventare una scelta duramente egoista proprio come lo è quella di evadere le tasse dovute. Non sostengo che "no vax" e "no tax" coincidano, ovviamente, ma i loro "no" portano a un esito alla fin fine desolatamente analogo. E non mi sogno neppure di affermare che il vaccino anti-coronavirus immunizzi di per sé anche dall’egoismo. Non ci riesce: né a livello individuale, né di gruppo o di nazione. Può anzi suscitarlo, più o meno camuffato, e ne stiamo avendo prova con la reticenza dei Paesi più forti e della Big Pharma a condividere in modo davvero adeguato con i Paesi più deboli le terapie contro il Covid.
Detto questo, non so proprio come si faccia a dichiarare questi miei pensieri espressioni «di disprezzo e di condanna» nei confronti di qualcuno. O come possano essere presentati come accusa di seguire «strampalate ideologie». O ancora che si arrivi a etichettarli come evocazione e invocazione di estinzione di una certa Chiesa (ovvero di una qualche sensibilità ecclesiale). Non so che cosa la signora Atzei abbia letto e dove lo abbia fatto, perché nella mia risposta al lettore Incarbone («No-vax e no-tax sono della stessa pasta fatta di egoismo. Giusto dirlo chiaro» clicca qui per leggerla) non ho usato alcuna di quelle parole. Nelle poche righe della lettera che mai ha scritto, trovo invece sintetizzato un brutto sogno o, meglio, un incubo che forse qualcuno coltiva e instilla (e non penso alla signora, ma a chi, a vario proposito e con passione degna di miglior causa, costruisce traduzioni sballate del nostro lavoro e gli applica "filtri" distorcenti). In quella breve risposta ho confermato una convinzione che, anche in ascolto del chiarissimo magistero della Chiesa su questi punti, esprimo personalmente da molti anni sul dovere della lealtà fiscale dei cittadini e sulla chiamata alla solidarietà di popolo di fronte a una grave crisi (oggi una crisi di natura sanitaria e, di conseguenza, socio-economica). Al signor Illustro vorrei ricordare, infine, che su "Avvenire" abbiamo spiegato e rispiegato che i vaccini sono frutto di una ricerca e sperimentazione accelerate, e che entrambe continuano mentre le campagne vaccinali si sviluppano e portano effetto, riducendo moltissimo la mortalità da Covid-19 (sebbene il problema di nuove e aggressive varianti del virus ci sia e non vada sottovalutato). Ma vaccinarsi, e vaccinarsi completamente e secondo i protocolli, è utilissimo e fa bene a tutta società di cui facciamo parte. Questi sono i fatti. L’unica cosa «controproducente» sarebbe negarlo. I nostri vecchi sapevano che cosa dicevano quando ammonivano che il meglio (presunto) è nemico del bene (possibile). Comprendo totalmente, sia chiaro, un padre che vive con apprensione la vaccinazione dei figli, ma posso dire che da padre (e da apprendista nonno) sono invece felice per ogni figlio e figlia che corre a vaccinarsi. Aspettando il proprio turno o l’occasione legittimamente offerta, come dovremmo fare tutti. Per senso civico e per amore cristiano.