Arresti al Pilastro, quella «citofonata», incubi e il vero politicamente scorretto
Gentile direttore,
a un anno dalla citofonata di Salvini, sono stati arrestati per spaccio e detenzione di droga proprio gli inquilini a cui Salvini aveva fatto la fatidica domanda: «Scusi, lei spaccia?». Non crede che "Avvenire" debba delle scuse alla madre a cui è morto il figlio per droga e che aveva indicato dove suonare? O il politicamente corretto prevede che non si possano scomodare stranieri che spacciano? Cordiali saluti.
Federico Andreis
Gentile signor Andreis,
mi pare che lei conosca molto poco l’informazione rigorosa e le battaglie di opinione a viso aperto che "Avvenire" conduce contro la droga, civilmente al fianco di coloro che su questo fronte si impegnano da sempre e di tante madri e tanti padri che non si rassegnano non solo alla morte fisica dei loro figli, ma prima ancora allo scempio della libertà e della bellezza nelle loro vite. Da quel che scrive sembra, poi, che lei non sappia che il segretario della Lega ed ex ministro dell’Interno Salvini con la famosa e famigerata "citofonata" in uno stabile del quartiere bolognese del Pilastro non accusò di spaccio di droga «gli inquilini» di un appartamento, ma se la prese con un ragazzo allora minorenne. Nel recente sviluppo dei fatti grazie a un’operazione anti-droga dei Carabinieri, però, quel giovane non è coinvolto. Le persone colte in flagrante e arrestate sono infatti due adulti: i genitori del ragazzo allora accusato. Non si tratta di una versione in qualche modo addomesticata o edulcorata dell’accaduto, si tratta di fatti. Assai duri per i due arrestati.
Ma mi faccia capire: ha forse scritto la sua lettera per sostenere che le colpe dei padri e delle madri ricadono sui figli? O magari ritiene che la "colpa familiare" sia concepibile almeno in casi come questi, per il solo fatto che toccherebbe persone di origine straniera? E mi faccia capire ancora: sarebbe un coraggioso atto "politicamente scorretto" quello di intentare una sorta di processo di piazza a qualcuno – chiunque egli sia qualunque cosa abbia fatto – sulla porta di casa e in spettacolare favore di telecamere usando del proprio potere politico? Lei, ovviamente, è libero di rispondere "sì" a queste domande, ma è tenuto anche a sapere che la sua posizione non sarebbe sostenibile né moralmente né legalmente. Se, poi, ci pensa appena un po’, potrebbe anche rendersi conto che è semplicemente da brividi l’idea di vivere in un Paese dove sia considerato accettabile, e venga da qualcuno accettato, che un uomo potente – chiunque egli sia, qualsiasi fede politica abbia – si presenti all’uscio di casa tua con codazzo di telecamere per farti il processo e, come si diceva un tempo, esporti al pubblico ludibrio. Posso sbagliarmi, ma mi sono fatto l’idea che il senatore Salvini, sebbene non abbia rinunciato a commentare (senza toni forti) la vicenda, oggi non ripeterebbe quel gesto.
Una piccola nota vorrei anche dedicarla a questo vezzo di cercare di giustificare mistificazioni, negazionismi, complottismi, teorizzazioni della giustizia-fai-da-te e bullismi vari (parolai e non solo) come espressioni di resistenza al "politicamente corretto". Credo che sia il modo purtroppo più efficace per svilire e svuotare una locuzione nata per definire attitudini, intenzioni e concrete opzioni che sono in sé sane, addirittura benedette e spesso necessarie, ovvero quelle che portano a pagare un prezzo anche salato per rifuggire stereotipi e rompere la cappa dei cosiddetti "pensieri dominanti" in società omologate e in sistemi oppressivi di diverso colore. Questa nobile "scorrettezza" non ha nulla a che fare con operazioni propagandistiche, rischiosi semplicismi e mediocri calcoli.
I lettori sanno, infine, che sono uno di quei giornalisti che ritengono giusto chiedere scusa, se e quando sbagliano, ma stavolta non ho alcun motivo per scusarmi a nome mio e dei miei colleghi, anzi... Credo piuttosto che lei abbia buone ragioni per riflettere. E penso anche che dovrebbe informarsi meglio: la droga, grazie a Dio, non ha affatto ucciso un figlio alla signora bolognese che accompagnò Salvini davanti a quel citofono. Ricambio il suo cordiale saluto e le auguro buona domenica.