«Inps per Tutti» è un progetto gratuito aperto a donne e uomini di buona volontà
Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, interviene in prima persona sull’incredibile attacco giornalistico all’iniziativa che tenne a battesimo quattro anni fa per garantire conoscenza e riconoscimento dei propri diritti a persone che vivono ai margini della nostra società. Questo tentativo di deformare in senso “affaristico” un’attività generosa rappresenta il nuovo e triste episodio della «guerracontro la solidarietà», una delle grandi tragedie morali del nostro tempo
Caro direttore,
sento il dovere di intervenire con qualcosa di più di una formale smentita contro una improbabile e direi assurda fake news di un accordo economico, cioè a pagamento, tra Inps e Caritas per aiutare milioni di poveri a ottenere prestazioni cui hanno diritto. Pensare che si paghi qualcuno, e per di più la Caritas o altre associazioni del Terzo settore, per fare in modo che gli emarginati, gli ultimi e i senzatetto riescano a ricevere gli aiuti pubblici dovuti nella loro situazione, è una di quelle invenzioni o, peggio, calunnie che non pensavo potessero essere costruite sul nulla. Il suo giornale, direttore, ha dato debitamente e meritoriamente spazio a tutto questo, dando voce anche a una netta e documentata smentita della Caritas, cui aggiungo con ferma convinzione la mia, per conto di Inps.
Nel 2019, ormai quasi 4 anni fa, ho avviato il progetto “Inps per Tutti”, un progetto per sostenere gli ultimi. Si tratta di creare un collegamento tra Inps e associazioni del Terzo settore per fare formazione ad assistenti sociali e volontari delle organizzazioni e raggiungere tramite loro – che sono nelle mense dei poveri, nelle strade, nei centri di supporto – i possibili portatori di diritti “inespressi” tra le persone che quotidianamente incontrano, aiutandoli poi a richiedere e ottenere eventuali sussidi. Ha come obiettivo l’andare incontro ai più emarginati, ai più poveri ed esclusi, quanti forse non sanno neanche che esiste un patronato e per cui, probabilmente, l’Inps e lo Stato, nella forma di solidarietà sociale, non sono mai esistiti. Persone che non hanno mai visto un Caf e non sanno cosa sia un Isee. Eppure, sono quelli che avrebbero maggior diritto ad alcune prestazioni.Il progetto “Inps per Tutti” è aperto a tutti gli operatori del Terzo settore. Gratis da parte di Inps. Gratis da parte di chi aderisce. Un progetto noto e pubblico ormai da anni, regolato da singoli accordi territoriali rinnovati annualmente. Attendo ogni organizzazione non profit riconosciuta che abbia la buona volontà di aderire e dedicarsi.
Dunque, un progetto gratuito, “pro bono”, che permette all’Inps di applicare i benefici dell’assistenza a chi ne ha maggiormente diritto, ma non sa di averlo o non sa come ottenerlo per l’estrema fragilità e marginalità della propria condizione, mentre consente alle associazioni del Terzo settore di essere ancora più utili sui territori in cui operano. Caritas, Sant’Egidio e altre associazioni, sin da allora, hanno aderito e – pur scontando una lunga pausa causata dal Covid nel 2020-2021 – sono stati via via sottoscritti protocolli di intesa in ogni realtà regionale, come è necessario e dovuto per una istituzione pubblica come Inps. Nessuna implicazione economica per le parti, solo l’obiettivo di far arrivare una prestazione a chi ne ha bisogno davvero.
Tutto questo in anni in cui la povertà e il disagio economico e sociale sono enormemente aumentati. Lo stesso Inps, prima della crisi finanziaria e del Covid, non “conosceva” i poveri, dato che non forniva loro alcuna prestazione: conosceva gli anziani, i pensionati, conosceva i disoccupati che entravano e uscivano dal mercato del lavoro e che percepiscono la Naspi. I poveri non erano presenti. Questa parte di popolazione, includendo anche coloro che già percepiscono uno strumento di sostegno al reddito, tocca oggi i 5 milioni di persone che non riescono a uscire dalla povertà. Purtroppo, non tutti sono occupabili, hanno bisogno di una attenzione particolare e di progetti di inclusione sociale e poi, in alcuni casi di accompagnamento al lavoro. In questo caso, oltre a strumenti tradizionali quali i centri per l’impiego, le associazioni che si occupano del sociale sul territorio possono svolgere un ruolo molto importante e devono essere maggiormente coinvolte, soprattutto per raggiungere quelli che stanno ancora più ai margini, che vivono magari per strada o che non riescono a sollevarsi. Oggi abbiamo il 12% dei lavoratori che sono in povertà e il 27% sono a rischio di povertà. Il disagio psico-fisico e le disabilità spesso poi trascinano persone e intere famiglie in un arretramento economico ai limiti della sussistenza.
Con l’evoluzione del welfare negli ultimi anni lo Stato ha attivato prestazioni nuove, spesso non note neanche a coloro che ne avevano più necessità. La tecnologia ci permette oggi di gestire numeri enormi di prestazioni Inps, decine di milioni ogni mese, ma il digital divide rischia di lasciare indietro qualcuno. La competizione della società moderna tende a creare, come ha detto papa Francesco, due tipi di “residui”: umani e ambientali. Sul primo fronte “Inps per Tutti”, grazie all’impegno di chi crede in un’economia giusta e nello stato sociale, cerca di fare qualcosa per favorire l’accesso alle prestazioni pubbliche per chi non ha i mezzi o la conoscenza per farlo.
Ho creduto fortemente in questa idea anche se so che i numeri di coloro che potranno essere raggiunti, spesso faticosamente grazie a uno “screening” di grande sensibilità fatto dagli operatori sociali sul potenziale percettore, non sono certo quelli delle storiche prestazioni Inps, dei flussi delle domande che arrivano dai patronati o direttamente tramite il sito dell’Istituto, che riguardano decine di milioni di persone. Nel caso di “Inps per Tutti” i numeri sono, al confronto, esigui: poco più di mille persone raggiunte ad oggi. Ma ritengo sia una missione, un valore importante. Fosse anche per poche decine di persone, ne vale la pena.
Pasquale Tridico, presidente dell’Inps
Grazie, gentile presidente Tridico.
Grazie per l’iniziativa “Inps per Tutti” e per lo spirito e la modalità con cui è stata assunta anche se, sinora, ha potuto raggiungere appena mille persone ai margini della nostra società. E grazie per questa ulteriore messa a punto a nome dell’Istituto che guida con appassionata dedizione. Da giornalista ancora non riesco capire come sia stato possibile mettere in circolazione attraverso un periodico la monumentale bufala su un incredibile “affare” milionario tra Inps e realtà cattoliche, in particolare la Caritas, a partire da una collaborazione che si realizza totalmente nel segno della gratuità e, dunque, con risorse di volontariato ed economiche che Caritas, Comunità di Sant’Egidio e altre realtà del Terzo settore mettono per la loro parte a disposizione. Neppure in nome dell’anticlericalismo più sfrenato ci si dovrebbe permettere una così radicale manipolazione e deformazione giornalistica della realtà, mettendo in questione il senso stesso del mestiere di chi informa. Ma la cosa che mi preoccupa di più, caro presidente, è che la “guerra contro la solidarietà” continua a essere scatenata – da destra e, come in questo caso, da sinistra – attraverso attacchi violenti a chi sta accanto alle persone povere, sole, profughe e migranti a secondo di (mal)calcolate convenienze polemiche e politicistiche. Questa è una delle tragedie morali del nostro tempo.