Il missionario Maccalli. Il compleanno di sabbia di padre Pierluigi, ostaggio
Gli piacciono i dolci e soprattutto il gelato. Fa invece sempre attenzione a non esagerare col vino. L’anno scorso in questo giorno eravamo assieme, a tavola, e Pierluigi offriva il poco che aveva per fare festa. Stavolta, in questo 20 maggio in cui scrivo, il suo compleanno è stato di sabbia, come i giorni trascorsi dal 17 settembre 2018.
Ormai quasi nove mesi fa. Un tempo per rinascere nell’altro grembo, quello del Sahel che, a modo suo, sta modellando la percezione del tempo e dello spazio entrambi tenuti in cattività. Suo padre e sua madre sono partiti per l’ultimo viaggio, quello di ritorno alla patria definitiva che solo quanti si fanno come bambini possono abitare. Ed è proprio quanto accade a lui, padre Pierluigi Maccalli, missionario, prigioniero di sabbia in mani sconosciute dalla notte di un lunedì che avrebbe potuto scivolare via anonimo come tanti altri giorni del calendario. Invece no.
Nulla sarebbe stato come prima di quella notte quando hanno bussato alla sua porta di ferro ancora tiepida per il bacio del sole del giorno appena passato. Rapito da mani e dal vento della violenza che risponde ad altra violenza. Il Sahel è violato dai Grandi Rapinatori di futuro e del presente dei giovani, dei contadini e della terra. Preso in ostaggio da un’intera classe po- litica, commerciale e militare, lo spazio saheliano si affanna per sovvenire ai suoi numerosi figli. Alcuni di questi si armano di una ideologia mortale che appare come lo specchio di chi dichiarano di voler combattere.
Le uccisioni di innocenti, l’attacco a scuole e istituzioni religiose e i rapimenti sono parte della narrativa di cui Pierluigi è diventato vittima a sua insaputa. Non poteva sospettare che nel villaggio che aveva scelto come dimora si sarebbe operato il tradimento. Perché proprio di questo si tratta. Pierluigi è stato tradito e venduto per un pugno di sabbia alla disperata violenza del Sahel. Venduto da connivenze a ideologie mortifere, tradito dall’ipocrisia dei politici locali e da interessi più vasti di quanto si osava fino a quel momento sospettare. Ostaggio della violenza frontale che è l’ingiustizia perpetrata sui contadini e sulle classi abbandonate del Paese che lui aveva scelto di fare sue. Venduto come un Cristo che la sabbia cerca di salvare dalla croce.
Tradito dalla fiducia riposta nella gente, che pensava costituisse l’unico baluardo che aveva costruito attorno a una missione senza muri di cinta. Martire dell’unica promessa che ancora valga la pena di essere presa alla lettera. Quella che dichiara beati gli ostaggi della sabbia perché a essi appartiene il regno dei poveri che verrà.
Niamey, 20 maggio 2019