Opinioni

Papa Francesco negli Stati Uniti. Il compito e i volti

Stefania Falasca venerdì 25 settembre 2015
Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton. Tre uomini e una donna che appartengono alla memoria storica degli Stati Uniti. Quattro figure che incarnano «quattro sogni», che «hanno dato forma a valori fondamentali e resteranno per sempre nello spirito del popolo americano». I loro profili sono stati scelti da papa Francesco per parlare dalla sede del Congresso degli Stati Uniti d’America all’intera nazione. Perché, ha spiegato, «sono quattro rappresentanti del popolo americano e ci offrono una possibilità di guardare e di interpretare la realtà», perché «nell’onorare la loro memoria siamo stimolati, anche in mezzo a conflitti, nella concretezza del vivere quotidiano, ad attingere dalle nostre più profonde riserve culturali». Una scelta e un timbro decisamente singolari, originali, per il primo discorso di un Papa al Congresso americano. Di certo è stata la scelta di una chiave ermeneutica efficace. E d’impatto diretto. Perché ognuno di loro è un passepartout per far leva sulle corde profonde degli americani. Lincoln incarna la libertà, Martin Luther King la libertà nella pluralità e nella non esclusione, Dorothy Day la giustizia sociale e i diritti umani, Thomas Merton la capacità di dialogo e di apertura a Dio. Questo vuol dire entrare nello spirito della costruzione democratica americana dalle fondamenta per essere compresi e far riflettere riguardo alle responsabilità per le urgenti questioni che investono oggi la salvaguardia della libertà e della dignità, della giustizia sociale e della pace, e il perseguimento del bene comune, che è il fine di ogni politica. E attraverso questi modelli, che hanno inteso l’impegno politico come forma alta di carità, papa Francesco si è addentrato in un dialogo con la coscienza del mondo che investe le cancellerie internazionali. «Una nazione può essere considerata grande quando difende la libertà, come ha fatto Lincoln; quando promuove una cultura che consenta alla gente di "sognare" pieni diritti per tutti i propri fratelli e sorelle, come Martin Luther King ha cercato di fare; quando lotta per la giustizia e la causa degli oppressi, come Dorothy Day ha fatto con il suo instancabile lavoro, frutto di una fede che diventa dialogo e semina pace nello stile contemplativo di Thomas Merton». Dei quattro, Merton è un monaco, per Dorothy Day nel marzo del 2000 è stato inoltrato il processo di canonizzazione. Anche questo ha un significato che il Papa ha voluto trasmettere agli americani: la fede non è il vessillo di nuove crociate o di polarizzazioni religiose, ma «una voce di fraternità e di amore, che cerca di far emergere il meglio in ogni persona e in ogni società». Tra i quattro un’importanza particolare riveste Dorothy Day: «In questi tempi in cui le preoccupazioni sociali sono così importanti, non posso mancare di menzionare la serva di Dio Dorothy Day, che ha fondato il Catholic Worker Movement». Un movimento che si ispira al passo evangelico delle Beatitudini e si dedica all’ospitalità ai diseredati e ai senzatetto. Quelli che lo stesso Francesco, dopo il discorso al Congresso, è subito andato a incontrare. Day è stata una donna dalla storia davvero singolare. Segnata dalla conversione nel 1927, dall’impegno sociale, dalla passione per la giustizia e la causa degli poveri e degli oppressi, diresse la testata newyorkese  Catholic Worker  che fondò nel 1933 per diffondere l’insegnamento sociale della Chiesa e che diresse fino alla morte, nel 1980. La filiale devozione alla Chiesa cattolica non la portò mai a voler imporre la sua fede agli altri, tuttavia si attirò spesso forti critiche. Dopo la vittoria di Francisco Franco nella guerra civile spagnola, suscitò sdegno in taluni ambienti cattolici americani schierandosi contro la posizione ufficiale della gerarchia. Per il suo aperto rifiuto di considerare la guerra come strumento politico il cardinale di New York Francis Spellman, sostenitore della 'guerra giusta', voleva imporle la soppressione dell’aggettivo «Catholic» dalla testata del giornale. Dorothy Day non esitò a rispondere che il cardinale non era né padrone né sovrano. È stata chiamata in molti modi: attivista, radicale, comunista, mistica, profeta. «Era una figlia fedele della Chiesa per la quale la luce della fede era concretamente posta al servizio della giustizia sociale e della pace», scrisse lo storico statunitense David O’Brien, che la definì «la figura più interessante e importante nella storia del cattolicesimo americano». Alla fine dei suoi giorni ricevette a New York la visita di Madre Teresa di Calcutta. Malgrado la sua fama di santità, il processo di canonizzazione non avanza. Alcuni settori del cattolicesimo americano non la reputano 'degna' per i suoi peccati di gioventù, compreso un aborto. «Le etichette di destra o sinistra, applicate da liberali e conservatori, non riescono a spiegare o contenere Dorothy Day e forse, alla fine, è proprio per questo che questa donna di coscienza è stata un esempio e lo è per il nostro tempo», ha affermato O’Brian. Ma forse, adesso che attraverso le parole del Papa ha contribuito a spiegare agli americani un po’ della loro stessa anima e il compito della più grande democrazia, anche la sua causa potrà essere ripresa.