Perché un «no» deciso alla cannabis. Il cieco pressappochismo che accende «canne»
Caro direttore,
ora la cannabis si vende nelle tabaccherie, nelle farmacie e altrove con l’indicazione del principio attivo. E oggi è la giornata contro l’abuso e il traffico di droga. La cannabis è legale perché il contenuto di Thc (tetraidrocannabinolo), il principio attivo che se assunto provoca gli effetti stupefacenti, è inferiore allo 0,6%, il limite consentito dalla legge. In questo caso, le falsità si vendono con lo stesso prodotto. È infatti risaputo – e su queste pagine è stato subito sottolineato – che la cannabis “fa male”. Sempre.
Gli studi scientifici, da tempo, hanno dimostrato le conseguenze dannose in chi ne fa uso. Lo stesso Dipartimento politiche antidroga ha pubblicato nel 2011 una accurata ricerca. E già nel 2001, Giovanni Battista Cassano, docente dell’Università di Pisa denunciava che «questa droga (la marijuana) agisce nelle stesse strutture del cervello interessate dalla cocaina e dalla morfina, e costituisce un gradino, sia per l’assunzione delle droghe “pesanti”, sia come attivatore di patologie psichiatriche [...] di tipo paranoide [...] o crisi di depersonalizzazione». Le conseguenze negative risultanti dal consumo della cannabis, sono descritte pure nel libro dello psicanalista Claudio Risé, dal titolo “Cannabis, come perdere la testa e a volte anche la vita”. «La leggerezza – spiega lo specialista – sta solo nel considerarla [una droga] poco pericolosa. Oggi gli spinelli sono geneticamente modificati e potenziati per avere effetti sempre più micidiali, e causano gravi danni cerebrali. Di cannabis, oggi, si può anche morire».
E tuttavia la disinvoltura di alcuni mezzi di comunicazione ha diffuso in molti la convinzione della cosiddetta “canna” come sostanza inoffensiva. «Fa più male l’alcol quando ci si sbronza», si dice, come se il problema fosse di scegliere il meno dannoso di due veleni, dimenticando il particolare, non proprio irrisorio, che entrambe le sostanze avvelenano l’esistenza umana. La cannabis, è una bomba per il cervello, specie per gli adolescenti. Dà problemi di memoria e concentrazione, provoca apatia e demotivazione, disturbi nella capacità di formulare idee e risolvere problemi. Può causare ansia e depressione, allucinazioni, attacchi di panico e paranoia. E gravi malattie mentali, come psicosi e schizofrenia. Come minimo, fa da autostrada per altre droghe: i tossicodipendenti iniziano sempre con “una canna”. Una domanda è lecita: perché, allora, tanto pressappochismo? I motivi sono diversi. In sostanza, la vendita nelle tabaccherie, l’aumento della quantità distribuita grazie alla legge del libero mercato, la diffusione sempre più capillare, disegnano i contorni di un Paese schizofrenico, dove si piangono le morti giovani del sabato sera (anche sotto effetto di cannabis), ma non ci si interessa mai veramente a che cosa le provochi e perché. Nessun giornale italiano pro-canne ha avuto, ancora, il coraggio di comportarsi come il quotidiano britannico “The Independent” che è uscito con in prima pagina il titolo: «Cannabis: an apology», (Cannabis: ci siamo sbagliati) per annunciare i risultati di un’inchiesta che aveva portato a rivedere le posizioni che, un decennio prima, lo avevano spinto a una campagna per la liberalizzazione e il declassamento fra le droghe cosiddette leggere e non punibili.
Che fare? Bisogna rendere chiaro a tutti, senza confusione e pressappochismo, che qualsiasi tipo di droga fa male. È falso ribadire che tale strategia non darà risultati, anche perché, fino adesso, è prevalsa la tesi del permissivismo ed è stata diffusa l’idea che gli “spinelli” non fanno male; anzi qualcuno ha pure sostenuto la tesi, senza fondamento scientifico, che curano persino determinate malattie. Conosco papà e mamme che passano questa sostanza ai loro figli e la fumano insieme. Sono degli irresponsabili. I nostri ragazzi vanno educati a difendere la loro salute fisica e psichica, e anche morale.
Comunità Promozione Umana