Il caso. La fantapolitica di Pupo e il vero televoto di Sanremo 2010
La scena potrebbe appartenere sia a un film giallo sia a una commedia. Si vede un presidente della Repubblica alzare il telefono per fermare la vittoria di Pupo al Festival di Sanremo. A renderla comica è l’idea che un Presidente si scomodi per prendersela con Pupo. A renderla degna di un giallo è invece il fatto che quella scena sarebbe avvenuta nel febbraio 2010, quando l’artista toscano si presentò a Sanremo col tenore Luca Canonici ma soprattutto con Emanuele Filiberto di Savoia e per di più con un inno all’Italia (da parte di un esponente dell’ex famiglia reale). A puntare il dito contro l’allora presidente Napolitano (che essendo morto lo scorso 22 settembre non può più difendersi dalle accuse) è stato in una recente intervista proprio Pupo, cioè uno di quei personaggi che nelle interviste non si risparmia mai. Uno le cui dichiarazioni, come si dice nel mondo del giornalismo, «fanno titolo». Così, dopo avere raccontato per l’ennesima volta i suoi problemi di ludopatia (avrebbe perso e vinto cifre da capogiro) e il fatto che vive con due donne (quale migliore provocazione in Italia che dirsi praticamente bigamo e da un bel po’ di anni) , ha accusato Giorgio Napolitano, non prima però di averci ricordato che lui, Enzo Ghinazzi da Ponticino (Arezzo), è ancora popolarissimo in Russia, al punto che si esibirà a Mosca fra pochi giorni incurante di tutto ciò che Putin ha fatto in Ucraina e non solo lì.
L’idea che si sia mosso Napolitano per fermare Pupo ed Emanuele Filiberto appare davvero poco credibile, ma qualcosa di molto strano in quel Sanremo capitò davvero. Lo raccontò proprio Avvenire, con uno scoop uscito martedì 23 febbraio 2010 che fu ripreso da tantissimi quotidiani e siti di notizie ma che Pupo deve avere dimenticato. L’articolo si intitolava: Festival di Sanremo, i 53 minuti che sconvolsero il televoto. In quel Sanremo 2010 il voto da casa via telefono pesava al 50% sulle votazioni mentre il restante 50% era appannaggio dei professori dell’orchestra Rai di Sanremo. Tranne nella finalissima. Quando la sera della finale, dopo la proclamazione dei risultati, i professori d’orchestra lanciarono in aria, in diretta tv, i loro spartiti per protestare contro Pupo, Luca Canonici ed Emanuele Filiberto, tutti gli occhi dei giornalisti (e non solo i loro) si concentrarono sulle votazioni fatte col televoto. Per un motivo molto semplice. Come recitava il regolamento di Sanremo 2010 «le tre canzoni più votate nella finale, accedono alla finalissima dove sarà scelta la canzone vincitrice con nuova votazione solo del pubblico attraverso il sistema del televoto». Appena scoppiò la polemica, i tabulati con le votazioni via telefono vennero secretati dalla Rai. Tutti li volevano vedere, ma solo “Avvenire” (per un caso fortuito, per la verità) riuscì a farlo. Guardandoli scoprimmo che «alle 23.12 di sabato notte, Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici per i televotanti avevano vinto il Festival di Sanremo, con 212.482 voti, pari al 32,95% di tutte le preferenze espresse dal pubblico».
È indubbio che l’incoronazione sanremese del trio con al centro il rampollo di casa Savoia sarebbe stata un evento capace di scatenare feroci polemiche politiche, ma stiamo ancora ai fatti. Nella finale di quel Sanremo l’ultimo televoto, quello che poteva decidere tutto, restò aperto per poco meno di 53 minuti, durante i quali ai voti raccolti fin lì dal Trio patriottico se ne aggiunsero solo 1.384, mentre Valerio Scanu ne raccolse ben 96.517 in aggiunta a quelli già accumulati prima. Ci fu quindi «un’onda anomala» che cambiò tutto, facendo emergere Valerio Scanu come vincitore con 235.105 televoti, confinando Pupo & company al secondo posto con 213.866 voti. Oggi Pupo punta il dito contro l’ex presidente Napolitano e racconta di una trattativa (con chi non lo dice) già il sabato mattina per farli arrivare secondi. Così ha ottenuto il suo quarto d’ora di pubblicità prima di una tournée in Russia di cui ben pochi andrebbero fieri in questo momento.