Governo. Arriva il Bonus Natale da 100 euro. Perché divide e fa discutere
Circa un milione di famiglie quest’anno a dicembre potrà ottenere in busta paga 100 euro netti in più. Si chiama Bonus Natale, proprio perché arriverà con la Tredicesima, ma fino a poco fa, cioè prima che il governo decidesse di anticiparlo di un mese, si chiamava Bonus Befana. Allo Stato non costerà più di 100 milioni di euro. Non è una brutta notizia: soldi che arrivano alle famiglie, pur se una volta sola, e senza pesare più di tanto sul bilancio pubblico.
Qualche problemino emerge nel momento in cui si srotola la pergamena delle condizioni per ricevere il premio. Innanzitutto si deve essere lavoratori dipendenti, e per ottenere l’importo massimo si deve aver lavorato un anno. Sono dunque esclusi i disoccupati e gli autonomi. Poi lo si deve richiedere al datore di lavoro, ovvero al proprio sostituto di imposta, una volta verificato che se ne ha diritto. Terza condizione, il reddito complessivo della famiglia non deve superare i 28.000 euro. Epperò, quarto paletto, si devono avere il coniuge e almeno un figlio fiscalmente a carico. Va da sé che, quinto fattore decisivo, è necessario essere sposati.
Il cadeau natalizio, insomma, volendola riassumere in modo un po’ grezzo alla luce della realtà italiana, è sostanzialmente destinato ai lavoratori dipendenti che hanno una busta paga non molto più alta di 1.600 euro e rotti al mese, e mantengono la moglie e almeno un figlio (o questi guadagnano meno di 2.840 euro l’anno).
Alla condizione della coppia sposata ci sono delle eccezioni, in virtù dell’articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi: il Bonus Natale spetterà a vedovi o vedove con figli, oltre che ai genitori soli con figli che non sono stati riconosciuti dall’altro genitore, oppure sono legalmente separati, ma possono convivere con qualcuno.
Le opposizioni e i sindacati hanno avuto gioco facile nel parlare di «bonus discriminatorio», pensando a genitori conviventi e coppie di fatto, ma anche a disoccupati, incapienti, pensionati. Se ci si pone su un altro piano, lasciano alla politica il compito di definire i confini dell’inclusione, il Bonus Natale ha come limite principale il fatto di essere una misura che appartiene alla categoria di elargizioni governative più discussa e contestata negli ultimi anni: quella, appunto, dei bonus. E in particolare dei “premi” una tantum. Che oggi ci sono, domani chissà.
Da tempo, parlando di welfare familiare, uno degli argomenti più solidi invita a riflettere sul fatto che nel mondo ideale i sostegni dovrebbero essere, se possibile, generosi, ma in primo luogo chiari, semplici, tendenzialmente universali, e soprattutto strutturali. Non è una questione di destra o di sinistra, anzi, perché i bonus in Italia sono storicamente bipartisan. Il fatto è che ai primi di settembre, parlando di manovra in arrivo e di misure per le famiglie, era stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a dettare la linea: «Basta con i bonus a pioggia e con i soldi buttati dalla finestra».