A lezione da De Gasperi. Idee ricostruttive per l'oggi (un incontro di umanesimi)
Un comizio di Alcide De Gasperi durante la campagna elettorale per le politiche del 18 aprile 1948
Un tragitto ha bisogno di memoria, come pure è la memoria ad aver bisogno di visione itinerante, per legare passato e futuro. Sullo sfondo della guerra di Liberazione, i democratici di ispirazione cristiana posero a fondamento della loro iniziativa le 'Idee ricostruttive' che Alcide De Gasperi, e altri insieme a lui, avevano elaborato in vista della rinascita civile e politica della nazione. Era l’architettura di un programma di governo, il motore di profonde trasformazioni (Piano Casa, Schema Vanoni, Cassa del Mezzogiorno, riforma agraria).
Anche oggi, a rileggerlo con le 'lenti' del riformismo liberal-popolare, il testo delle 'Idee ricostruttive' conserva la freschezza di un sentimento ideale e politico che scaturiva dall’incontro di due generazioni diverse – da un lato i vecchi popolari sturziani e dall’altro i giovani provenienti dall’associazionismo cattolico - legate l’un l’altra da consapevolezza e senso di responsabilità.
Non ci fu una sola voce. Vero è che De Gasperi e Dossetti, ad esempio, interpretarono al più alto livello e con maggiore chiarezza la spinta dialettica del protagonismo etico-politico dei cattolici. Si misurarono, nel loro confronto, istanze concorrenti che poi dovevano estendere i loro effetti nella direzione politica di un progressivo ampliamento delle basi democratiche dello Stato. Il passaggio dal centrismo al centrosinistra, la riflessione sul dopo-’68 e la necessità di nuovi equilibri di governo, il cruciale momento della solidarietà nazionale (1976-1978), con il 'confronto' ravvicinato tra Dc e Pci, sono tappe di un percorso che segue un indirizzo e risponde a una ragione. Ciò venne meno con l’irruzione del terrorismo, annunciato da una ferrea strategia della tensione, che in ultimo impedì alla 'Terza fase' di Moro di completare il grande disegno di modernizzazione della società e delle istituzioni, rinnovando alle radici il patto democratico.
Ripartiamo dunque dalle origini, dalla suggestiva poliedricità del 'cristianesimo democratico' del Novecento. L’Italia venne fuori dal disastro, fu capace di risollevarsi economicamente, riuscì nell’impresa di agganciare nel giro di pochi lustri le nazioni più progredite. Adottò l’europeismo e l’atlantismo come basi della sua politica estera. Quel periodo straordinario, segnato dalla solidarietà dei riformisti – laici e cattolici – ebbe il suo coronamento nel tanto celebrato 'miracolo economico'.
Veniamo all’attualità. Come sempre, occorre leggere i segni dei tempi. Più che inseguire l’ubbia di un ritorno alla Dc, magari con l’impronta di un indebito moderatismo che ignora la portata innovativa del cattolicesimo politico, serve concentrarsi sul futuro di una proposta adeguata e conseguente al nuovo tempo dell’impegno pubblico dei cristiani, in particolare nell’orizzonte della secolarizzazione. Una lettura limitata vede in essa la rottura con il passato e ne depreca gli esiti, scorgendo solo l’impatto di una secolarizzazione che riduce e umilia lo spazio della fede; ma non coglie, viceversa, la rottura più grande e significativa, quella che interviene positivamente sul terreno delle ideologie, posto che oramai l’assolutismo operante al loro interno risulta pressoché dissolto. C’è una dinamicità, insomma, nel quadro della secolarizzazione che offre l’opportunità di ridisegnare i confini e i contenuti di una politica democratica, senza reciproci pregiudizi.
In realtà, umanesimo cristiano e umanesimo laico sono al cospetto di una verifica storica che lega entrambi a una medesima scommessa: si può ridare spazio a una politica che abbia la forza di rispondere con intelligenza alle pretese della tecnoscienza e al nomos di una società puramente meccanizzata, per giunta con il potere travolgente dell’intelligenza artificiale? È possibile ristabilire la fiducia in un progetto di 'nuova società' a misura dell’incontro tra umanesimi?
Cambia, insomma, il paradigma della politica. Abituati alla pace, ci troviamo all’improvviso di fronte alla guerra, anche tragicamente a pochi passi da casa nostra. Pronti a fare spesso mea culpa, tanto da mettere in ombra le ragioni fondative della cultura occidentale, sentiamo ora l’urgenza di una difesa non propagandistica e non violenta del mondo euroatlantico. Insoddisfatti e reattivi al cospetto di una globalizzazione senza regole e princìpi, prendiamo coscienza della tendenza a far risorgere mondi separati – Oriente contro Occidente – quando l’alternativa dovrebbe consistere piuttosto nella nuova tessitura di relazioni universali, unica speranza di futuro per l’umanità. Quando De Gasperi volle introdurre la formula del «centro che si muove verso sinistra » – e lo fece già nel 1945, cioè all’inizio della sua battaglia nel secondo dopoguerra – intendeva che una politica d’ispirazione cristiana deve saper coltivare un’idea guida che spinga la libertà a muovere verso la giustizia. E il solidarismo, in effetti, era ed è la sigla di una originale impostazione 'democratica e cristiana'.
E dunque, che fare adesso? Come fecondare la politica di laiche istanze – dalla tutela del creato al ripudio dell’imperialismo, e dunque all’edificazione di un 'governo mondiale' a presidio della pace – che rechino il sigillo della mediazione rispetto all’insegnamento sociale della Chiesa, al magistero «fraterno» di papa Francesco?
Non possiamo stare fermi, e suggeriamo di adottare una sorta di 'carta d’imbarco' in attesa di affrontare il 'viaggio', usando la bussola della coerenza, verso la mèta di una politica democratica più corrispondente, se ciò non suona eccessivamente ambizioso, alle attese del popolo italiano. Dopo la liberazione di Roma, De Gasperi si dichiarava in questo modo: «Io mi sento un cercatore, un uomo che va a scovare e cercare i filoni della verità della quale abbiamo bisogno come l’acqua sorgente e viva delle fonti. Non voglio essere altro». Anche noi possiamo vivere oggi da 'cercatori' l’impegno che serve a dare forma, con fedeltà creativa, a nuove 'Idee ricostruttive'.
già parlamentari della Repubblica