E così il 4 ottobre si svolgerà la prima edizione della Giornata nazionale del dono. Bella notizia, ma anche ambigua: se si è costretti a istituzionalizzare una Giornata simile, forse vuol dire che il dono qualche problema ce l’ha. E in effetti mi pare evidente che ciò che affligge la società occidentale contemporanea sia un
vulnus che ruota intorno proprio al tema del dono. Il senso del dono in passato era più forte, oggi invece l’uomo rifiuta questo senso: si sente conquistatore, non debitore. Tre esempi, tra i tanti possibili: il sesso, il figlio, il battesimo, tre facce della stessa medaglia che è la vita, vista oggi non più come dono ma come frutto di una libera scelta e quindi diritto, qualcosa su cui esercitare dominio e controllo. Il sesso – attività sessuale e identità – è vissuto più come scelta che come dono. Io scelgo il sesso e, se voglio – se lo 'sento' – lo cambio; non è quindi più un 'dato' (che è sinonimo di 'donato'). Oggi il corpo è visto come 'mio', qualcosa che 'mi appartiene' e di cui dispongo. Ma l’assioma non è convincente: mi appare più forte l’altro paradigma per cui non 'ho' un corpo, ma 'sono' un corpo. Il vero dono è sempre un donarsi. Il figlio: ho chiesto in un’ultima classe di liceo di commentare la notizia che in Danimarca non nascono più bambini down perché vengono eliminati prima di nascere. La risposta è stata: 'ma che male c’è?', che mi ha subito ricordato la «cultura dello scarto» di cui parla il Papa. Non si intende scartare (togliere la carta) il regalo, ma scartarlo(selezionarlo): i regali sì, ma solo con la lista di nozze, e se è vero che «la lista è vita» come diceva Schindler, è vero anche che tutto attorno alla lista c’è l’ombra della morte. Anche il figlio dunque non come dono, ma come oggetto di scelta, prodotto su cui esercitare il controllo e il diritto di restituzione, come se la vita fosse reversibile, quando la verità della vita è proprio il suo non avere un 'ritorno'. La vita come 'esperimento', non più come esperienza. Infine il Battesimo, che per il cristiano è la nascita alla vita spirituale. Anch’esso oggi viene rifiutato, perché deve essere frutto di una scelta consapevole. Come se qualcuno potesse scegliere di nascere. Da qui le procedure di procrastinarlo o cancellarlo con lo 'sbattezzo'. Oggi dunque la parola magica è 'scelta' e tutto il grappolo che ne consegue: volontà, libertà, conquista, controllo, diritto. Una vita a rivendicare ciò che ci manca. Questo grappolo è considerato più dolce dell’altro imperniato sul dono e quindi sul per-dono, la sorpresa, l’avventura, il rischio, la riconoscenza e la gratitudine. Una vita a ringraziare per ciò che si è. Il dono sembra essere evaporato, ma forse solo se la vita è inscritta nell’orizzonte del dono può diventare un’avventura, anche felice.