Incjiesta. I robot «ruberanno» un posto su tre
Ma è evidente, ribattono gli scettici, che per far funzionare una macchina il numero di addetti è limitato, mentre è illimitato il tempo in cui i robot possono lavorare. Ed è qui che si potrebbe innescare la carenza di posti a disposizione. Basti pensare a quali sono le multinazionali miliardarie del momento: i social network, per esempio, e la miriade di start-up elettroniche che proliferano da alcuni anni a questa parte. «Prevediamo che entro il 2025 un terzo dei posti di lavoro sarà convertito in software, robot e macchine intelligenti perché le nuove imprese digitali richiedono meno lavoro e perché le macchine sono capaci di elaborare dati più velocemente degli esseri umani», ha spiegato Peter Sondergaard, direttore della ricerca di Gartner. Sondergaard cita l’esempio dei droni, gli aerei senza pilota che potrebbero rivoluzionare settori come la logistica e l’agricoltura. «Un giorno, un drone potrebbe sostituire i nostri occhi e le nostre orecchie. Fra cinque anni i droni saranno una parte standard di molte attività economiche. Ma sono solo una delle tecnologie che si estendono ben oltre il tradizionale mondo dell’IT (la tecnologia dell’informazione). Queste sono macchine intelligenti, una "super classe" emergente di tecnologie che eseguono una vasta gamma di attività, sia fisiche sia intellettuale. Il lavoro della conoscenza sarà automatizzato – ha aggiunto Sondergaard – così come i lavori fisici con l’arrivo dei robot intelligenti». Un’opinione condivisa da Matt Beane, ricercatore del Mit, la più famosa università di ricerca del mondo.
«Lo scenario è serio ed è destinato a cambiare più velocemente di quanto siamo in grado di gestire», ha detto Beane intervistato da Fortune. La rivista americana, che da anni segue il dibattito, ha elencato alcune professioni in cui l’intelligenza artificiale trova già applicazione. Fra queste: il medico, l’analista finanziario, l’addetto al marketing online, il giornalista e perfino l’avvocato. Ciò non significa che vedremo mai un robot sfilare con la toga in tribunale. Un software però può trasformarsi in un detective imbattibile. Il programma scruta fra milioni di dati per individuare prove o elementi utili all’investigazione, svolgendo la cosiddetta fase di "discovery" finora affidata a squadre di professionisti. In medicina questo stesso meccanismo si applica in campo diagnostico, mentre è possibile schierare robot per alcuni interventi chirurgici e utilizzare una macchina per dosare e somministrare l’anestesia. Ce n’è anche per i giornalisti: l’Associated Press, una delle maggiori agenzie di stampa del mondo, ha iniziato a pubblicare articoli scritti dal computer. Si tratta principalmente di resoconti di risultati societari. In questo modo l’agenzia ha ampliato la sua offerta da 300 a 3.000 analisi di bilanci trimestrali disponibili sulle sue piattaforme. L’algoritmo si rivela quindi un prezioso alleato, ma anche un collega di cui diffidare.
È tuttavia in fabbrica che la concorrenza si fa più agguerrita. Nella provincia cinese del Guangdong, il più importante distretto manifatturiero del mondo, le autorità locali finanziano progetti di automazione per le imprese. Risultato: dallo scorso settembre, quando è stato introdotto lo schema, trentamila operai sono stati rimpiazzati da robot. Pechino sta puntando sull’automazione per compensare il gap di competitività dopo il recente aumento dei salari. Inoltre, così diminuirà il flusso di lavoratori migranti provenienti dalle campagne. L’esperienza cinese suggerisce che nell’industria si può abbattere fino al 90% della forza lavoro. Proprio nel Guangdong è cominciata la costruzione della prima fabbrica quasi completamente automatizzata. Mille robot costruiranno componenti per telefonini e andranno a sostituire 1.800 operai. L’impresa è la Shenzhen Everwin Precision Technology. «Quando tutti i mille robot saranno operativi – ha spiegato il presidente, Chen Xingqi –, dovremo solo assumere meno di 200 addetti fra tecnici e impiegati». Le cosiddette fabbriche a luci spente, dove le macchine lavorano in autonomia 24 ore al giorno e non c’è nemmeno bisogno di accendere l’aria condizionata, sono ormai una realtà. E per molti rischiano di diventare un incubo.