I ragazzi col Papa: la forza dell'ascolto e la generosa voglia di rifare il mondo
Caro direttore,
ho letto le cronache di “Avvenire” e ho ascoltato le sue parole lunedì sera alla Rassegna Stampa di Rainews24 sui ragazzi che hanno riempito piazza San Pietro con papa Francesco. Tra loro c’è stata anche mia figlia (adottiva). Ventuno anni, secondo anno di università e nessun esame in presenza, ma solo online, in crisi per vicende sentimentali, da anni non frequenta più né gli scout né la parrocchia e non vuol sentire parlare di Chiesa dai suoi genitori “parrocchini”. Lunedì era a Roma tra gli 80mila. L’ha convinta una sua cara amica, ex compagna di liceo, di origine nigeriana che fa anche l’animatrice nella cappellania africana della nostra diocesi di Torino. Le ha chiesto di darle una mano a portare a Roma i suoi ragazzi adolescenti, figli come lei di immigrati. Un miracolo, ho pensato, quando mi ha detto che andava a Roma a «fare quelle cose che facevate tu e papà». Nostra figlia, come ha detto lei in tv, è tra quei giovani che hanno magari «fede tiepida » o «dicono di non credere» eppure hanno «domande grandi e grandi e generose attese e disponibilità». E così una sua amica nigeriana che studia e lavora per aiutare la mamma, sola, a tirare su altre due sorelle l’ha convinta ad andare dal Papa... Non è stato uno dei miei tanti amici preti, che la conoscono da quando è arrivata, non è stato uno dei suoi vecchi capi scout, non i suoi genitori “parrocchini”, ma una coetanea di origine africana che le ha chiesto aiuto per portare dal Papa i suoi ragazzini, facendo una colletta per pagare il viaggio. L’ho sentita al telefono poco dopo l’incontro, e mi ha detto «Il Papa ha ragione, se hai paura devi tirarla fuori». Ha ragione anche lei, direttore: a questi giovani, noi che crediamo di avere tutte le risposte, dobbiamo dare spazio, dobbiamo saperli ascoltare, rispettare le loro ansie, riconoscere la loro gioia e parlarci prendendoli sul serio. Dobbiamo avere fiducia, come fa Francesco. Che lezione mi ha dato mia figlia, io che sono solo preoccupata perché non va più a Messa... Grazie per le sue parole e mi scusi se mi sono dilungata, ma mi hai fatto riflettere su come dobbiamo avere il coraggio di sperare anche in un tempo così difficile.
Lettera firmataGentile direttore,
l’incontro di ieri del Papa con i giovani mi ha riportato all’analoga esperienza da me vissuta circa a quell’età nell’incontro con Papa Pio XII. Anche allora tanta emozione, tanto entusiasmo, tanta voglia di fare, anzi di rifare il mondo, un mondo senza guerra, solo con pace tra tutte le creature e tutti fratelli dell’unica famiglia. Nonostante il presente ho conservato quella Fede, quella Speranza e quell’apertura a tutti. Un nonno.
Santo Bressani DoldiGrazie all’amica lettrice (di cui comprendo e rispetto la richiesta di anonimato) e al dottor Bressani. Penso che le loro parole siano un bellissimo commento all’incontro del Lunedì dell’Angelo degli ottantamila adolescenti con il Papa, promosso dalla Cei e fatto esplodere da una partecipazione cresciuta anche in modo spontaneo e imprevedibile. Vedono davvero quei ragazzi e quelle ragazze e ci fanno vedere l’intelligenza gentile, umile e profonda di una madre che non finisce di imparare a esserlo proprio come accade (meno bene, temo) a me, che a forza di imparare a esser padre sono diventato nonno, e la fedeltà e la saggezza di un altro nonno che si rispecchia nei così diversi ragazzi di oggi e nella loro voglia umana e naturalmente cristiana di «rifare il mondo». Un gran programma, attualissimo. Chi non ascolta, non sa sentire e magari pretende di usare i giovani solo come pedine, non cambia un bel niente, e fa ancora e sempre la guerra.