Caro direttore non prendo alla lettera Henry David Thoreau quando scriveva «Quanti uomini hanno datato l’inizio di una nuova era della loro vita dalla lettura di un libro». Ma un libro può cambiarti la vita e rigenerarti il pensiero se le righe che ti passano sotto lo sguardo le travasi nell’animo penetrandole col cuore. È quello che è successo a me, leggendo un piccolo volume, “Non tornerò col dubbio e con il vuoto”, col sottotitolo “Lettere senza frontiere”; una raccolta di esperienze di Medici senza Frontiere su vari fronti di guerra e sui disperati orizzonti del Terzo e del... Quarto mondo. Testimonianze che aiutano a leggere in se stessi, che attenuano i tormenti che lievitano nel nostro animo, che placano le insoddisfazioni che turbinano in ognuno di noi. Reportage forti e anche agghiaccianti che vanno dal Burundi, dove troppo spesso più che curare i feriti si fa la conta dei morti, con adulti e bambini maciullati dai mortai o decimati da Hiv e Tbc, fino ai
barrio più disperati del Perù, dove l’incidenza dell’Aids è altissima e la popolazione ha pochissimi mezzi per curarsi, e poi di nuovo nell’Africa messa in ginocchio da sempre dalla guerra, dalla violenza e dalla fame, in quel Congo dov’è uso rubare l’infanzia ai più piccoli e arrivare a vendere il corpo di una bambina per ottenere un animale con cui sfamarsi. Questo piccolo grande libro è come uno strumento ottico con cui le testimonianze di Msf mettono a fuoco realtà atroci, diffuse e insopportabili. È capace di scuotere la sensibilità assopita di noi fortunati perché, come scriveva Proust, «la realtà è il più abile dei nemici. Lancia i suoi attacchi contro quel punto del nostro cuore dove non ce li aspettavamo e dove non avevamo preparato difese». Ma è anche un vaccino, una flebo di forza. Per me lo è stato.
Edgardo Grillo