Sono partiti da Milano Centrale nel cuore della notte, su vecchi treni stipati, che uno dopo l’altro, lenti, quasi in corteo, si avviavano verso Roma. Sono sbarcati a Termini all’alba, assonnati, arruffati. Oppure hanno viaggiato in quei pullman che nel buio marciavano sull’Autosole, in colonna; e alla partenza si parlava e si rideva. Poi, con l’avanzare della notte, cadeva il silenzio del sonno denso dei vent’anni. Alle prime luci del giorno, un caffè in autogrill gremiti di ragazzi. E subito di nuovo a bordo. Roma, ancora addormentata. San Pietro, nella luce abbagliante di una mattina di tramontana; il cielo come di vetro, e l’aria che taglia. Hanno cominciato a cantare. Bei canti, belle giovani voci. Ci sono cose di cui sulla maggior parte dei giornali non si parla. Domenica i titoli dicevano, sì, di Comunione e Liberazione dal Papa. Ma nulla o quasi di quell’esodo notturno di ottantamila persone, delle quali decine di migliaia erano ragazzi. Da tutta Italia, e anche da molto più lontano. Era commovente vederli arrivare a Termini, e in quanti: la prima barba sulle guance dei maschi, i capelli lunghi e sciolti delle ragazzine. Era bello vederli conquistare il Colonnato, in fretta, come chi non vuol mancare a un appuntamento importante. Poi, ascoltato il Papa, sono sciamati festosi per via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo. Il pranzo al sacco seduti in un’aiuola, e via, già ora di ripartire, per arrivare a casa a mezzanotte. Roma bellissima nel sole di marzo, solo intravista, quasi rubata. E risalire sui vagoni dei treni straordinari, e a qualcuno la cuccetta non si apre. Allora, stanchi morti, sdraiarsi per terra. Eppure, «mamma, non ho mai dormito tanto bene», mi ha detto un figlio (sono i miracoli dei diciannove anni). Quei treni lenti, quei grossi pullman in colonna sull’Appennino, quel generoso andare. Per sentirsi dire da un padre misericordioso che la morale cristiana «non è non cadere mai, ma è alzarsi sempre, grazie alla mano di Cristo che ci prende». Erano, quei ragazzi in viaggio nella notte, decine di migliaia. Ma ci sono cose di cui non si parla, sui giornali.