I frutti amari del conflitto. Dove porta il ripiegamento «sovranista»
Le previsioni di Bankitalia confermano che la crescita in Italia sembra sparita. Le nubi all’orizzonte si mostrano sempre più minacciose e rimettono seriamente in discussione le previsioni del governo su cui si basa la sostenibilità della Manovra di bilancio. Se sovrapponiamo i trimestri del precedente governo e quelli del governo gialloverde al di là di proclami che parlano di un "nuovo miracolo economico" la correlazione balza all’occhio. Lo sgonfiamento della torta sembra essere iniziato proprio con il cambio di governo, venuto ad abolire la povertà e ad emendare le «incapacità» del passato.
Certo, le correlazioni non sono necessariamente indice di rapporti di causalità. C’è un divertente sito internet di "fattoidi" in cui l’autore si è divertito a trovare curiose e fortissime correlazioni spurie tra variabili che non hanno con tutta probabilità nessun rapporto di causalità tra di loro. Come il numero di persone affogate in piscina e quello di film per anno in cui e apparso Nicholas Cage o la spesa americana per lo spazio e gli assassini per strangolamento negli Usa.
Ma la correlazione di cui parliamo e che preoccupa gli italiani non sembra essere un "fattoide". Analizzando il dato con più attenzione e inquadrandolo nelle dinamiche dell’economia mondiale scopriamo tre possibili concause: l’avvio della guerra commerciale di Trump, il peggioramento delle aspettative sul futuro degli imprenditori ormai consolidato da qualche mese, il conflitto soprattutto parolaio e propagandistico con la Commissione Ue sulla Manovra che ci ha "regalato" il conto di 1,7 miliardi di maggiore spesa per interessi sul debito.
Al di là delle responsabilità del governo e delle buone intenzioni di diversi suoi membri – il cui impegno quotidiano merita di essere riconosciuto, rispettato ed apprezzato –, esiste a ben vedere una matrice unica che spiega i tre fattori. Questa matrice è la logica del sovranismo conflittuale dove la strategia diventa quella del combattere il vicino che ci contende la fetta di torta (i Paesi membri dell’Unione Europea, i migranti, i Paesi emergenti). Riducendo il sovranismo a espressione matematica diremmo che esso è "1 contro 1 = 1,5". Ovvero se ci mettiamo uno contro l’altro invece di unire gli sforzi il risultato è meno della somma delle nostre forze separate, proprio come nel braccio di ferro dove le due forze, invece di produrre uno spostamento, si annullano o tendono ad annullarsi.
La legge vitale più utile e fertile per la ricchezza di senso delle nostre vite individuali (e anche per il buon funzionamento dell’economia) è quella dell’investimento nelle competenze e della cooperazione.Il mondo del futuro sempre più tecnologicamente avanzato è un albero dai moltissimi frutti (altro che fine del lavoro…) che possono essere colti solo salendo sulla scala della formazione, dell’innovazione e delle competenze. Un Paese sfiduciato e irosamente ripiegato su se stesso, in cui troppi sperano di ricevere solo qualche frutto di risulta, è sconfitto in partenza. La cooperazione (parola oggi usurata da propaganda, da alcuni errori e da tanti insulti) non è una favola buonista fatta circolare da 'professoroni' o 'vescovoni'. E non è neanche la mela marcia di quella data organizzazione su cui puntiamo l’attenzione dell’opinione pubblica per buttar via tutto il cesto delle mele sane.
La cooperazione è la legge dell’energia della nostra vita, che ci consente di andare oltre i limiti delle nostre possibilità individuali (nei gruppi di studio come nei gruppi di lavoro come nella collaborazione tra Stati). È assai probabile (e le aspettative sembrano indicarlo) che la crescita congiunta di Stati Uniti, Unione Europea e Cina dopo l’avvio della guerra commerciale sarà inferiore a quella precedente al 'conflitto'. Ed è atteso che l’hard Brexit (l’uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordo) produrrebbe una perdita del 9% del Pil di quel Paese assieme a una perdita molto inferiore (Confindustria la stima allo 0,4%) anche per l’Italia e per gli altri Paesi membri per via della rinascita di barriere doganali.
In un Paese che sembra aver smarrito le proprie radici risuona forte l’«Appello ai Liberi e Forti» di Sturzo che inneggiava allora (ma vale anche per oggi) a sussidiarietà e cooperazione tra persone e Stati. L’unica terapia contro i mali del sovranismo conflittuale sembra purtroppo essere il vederlo all’opera in tutti i suoi limiti e impacci, nello scontro frontale con la realtà dopo le facili promesse. Speriamo che in Italia e all’estero la terapia duri poco e i danni siano tutto sommato contenuti.