Il direttore risponde. I film, le noncuranze e gli affari
Gentile direttore,
sono una studentessa universitaria e scrivo a proposito di un film da poco uscito nelle sale : "Hunger Games". Il trailer del film, come spesso accade, propone quest’ultimo come un’innocente pellicola fantasy per bambini, ma ciò che trovano nelle sale i più piccoli sono due ore di massacri perpetrati con violenza feroce e alla luce del sole tra adolescenti e bambini, anche piuttosto piccoli. Mi si potrebbe dire che pellicole di genere horror sono sempre esistite, anche molto più <+corsivo_bandiera>splatter<+tondo_bandiera> di questa, ma ciò che mi lascia esterrefatta è che questo film, come molti altri, non riporta alcuna indicazione di divieto né per i ragazzi non maggiorenni, né per i minori di 14 anni, al punto che in sala con me ho trovato, a causa del trailer menzognero e del mancato divieto, anche bambini di 5-8 anni! Non credo sia una questione di gusti riguardo ai generi cinematografici, o di maggiore-minore impressionabilità, ma penso che si tratti di una questione che debba preoccupare seriamente tutti. Le pubblicità del film parlavano addirittura di «una nuova saga per ragazzi»: si tratta quindi di educare periodicamente i bambini sul come si fa a uccidere un loro amico o fratello? Che dire poi a proposito di ciò che circola in tv all’ora della merenda o della cena: "Csi", un poliziesco, ha sostituito l’ora dei cartoni e alle quattro di pomeriggio una sit-com propone 2-3 omicidi violenti prima di iniziare con le consuete risate. In conclusione, la mia forte disapprovazione (e in ciò si unisce a me un cospicuo gruppetto di studenti universitari) si rivolge non solo alla strategica assenza di un’adeguata regolamentazione dei divieti sui film, ma anche all’incapacità di comprendere a cosa questa cultura può portare: bambini "abituati" alla violenza più efferata. E il vero problema è che questa "abitudine" non forma in alcun modo forza di carattere o una migliore capacità di reagire quando delle difficoltà si presentano realmente, ma alienazione e distacco dall’aderenza al reale, in un circolo vizioso che definirei a dir poco inquietante. La ringrazio per l’attenzione,
Silvia Crotti, Brescia