Zalone e gli altri, successo di belle novità. I film dei «giullari» ora fanno pensare
La notizia non è, tanto, che Checco Zalone abbia aperto l’anno con un nuovo record per il cinema italiano raccogliendo con il suo nuovo film Tolo Tolo la cifra 'monstre' di 8.668.926 milioni di euro. La vera notizia è che un milione e 175mila italiani (cui andranno ad aggiungersene sicuramente molti altri) il primo giorno dell’anno sono corsi al cinema per vedere una commedia sui migranti che, dietro ai sorrisi, non risparmia nulla: i camion sovraffollati nel deserto, le prigioni libiche, i barconi in bilico sul Mediterraneo, i porti chiusi. Una commedia controcorrente dove il protagonista è sì il solito Checco, l’italiano 'candidamente' egoista, arrogante e cafone, che però stavolta affronta un viaggio fra guerra, povertà e sofferenza. Scappato in Kenya per sfuggire al fisco, a causa del terrorismo del Daesh l’inconsapevole Checco si ritrova a dover tornare in Italia aggregandosi ai migranti in uno di quei viaggi della disperazione sin troppo noti alle cronache. Insomma, un tema che dà un cazzotto ai nostri stomaci satolli di panettoni e cotechini proprio il primo dell’anno.
Una provocazione nella provocazione, quella di Luca Medici (il vero nome di Checco Zalone) che per la sua prima regia, tratta da soggetto di Paolo Virzì che ne è cosceneggiatore, sceglie di smorzare la risata crassa, per fare riflettere sull’umanità giocando su luoghi comuni, sbeffeggiando ogni sovranismo e prendendo in giro la nostra ignoranza. Circondandosi in più di bravi attori che ci fanno guardare l’Africa negli occhi, come quelli svegli e intelligenti del compagno di Checco, Oumar (l’attore senegalese Sylla Souleymane), innamorato della cultura dell’Italia, che sogna di diventare regista sulle orme di Pasolini. Troppo per il pubblico delle feste? Nient’affatto.
È vero che l’attesa per il ritorno dell’irriverente Zalone era spasmodica, specie dopo il boom di Quo vado? nel 2016. Ma è altrettanto vero che la maggior parte degli spettatori sui social commentano il film come una sorpresa che non si aspettavano, che li ha colpiti, commossi e fatti riflettere, e poco importa se si è riso un po’ meno. Insomma, il Paese reale risulta decisamente migliore e più pronto ad accogliere di quanto venga dipinto da qualche politico che in qualche isolato tweet cerca di trasformare Tolo Tolo in un caso. Ha ragione il produttore Pietro Valsecchi quando dice entusiasta che per lui si tratta di «una scommessa vinta non solo per gli incassi ma anche per la riuscita del film, che ha saputo divertire ed emozionare grandi e piccoli al di là di ogni divisione ideologica».
Gradualmente Zalone nei suoi cinque film ha alzato l’asticella sulla profondità della sua critica sociale, cercando di seguire, come hanno sottolineato molti critici cinematografici, il filone della grande commedia all’italiana. Certo, tutto è perfettibile. Ma lui non è il solo. Pare davvero tramontata l’era del cinepanettone fatto di vacanze di Natale a Cortina, battute pecorecce e bellone scosciate. Oggi a Natale le famiglie hanno voglia di valori caldi e solidi come quelli sempreverdi di Pinocchio (il film di Garrone al 31 dicembre ha incassato 10 milioni e mezzo di euro) e di autenticità.
Come quella di Ficarra e Picone che hanno dominato la classifica dei film italiani delle feste, stabilendo il proprio record personale, 12 milioni e 932 mila euro, con Il primo Natale. Dove con delicatezza e simpatia i due comici siciliani, nei panni di un ladro e di un prete, cercano di salvare il bambino Gesù dalla ferocia di Erode deciso a compiere la strage degli innocenti. Anche Gesù è un piccolo migrante in fuga dalla guerra e con lui tante altre famiglie che Ficarra e Picone cercheranno di salvare in una fiaba ambientata nella Palestina dell’anno zero che diventa specchio della realtà di oggi. Lo hanno ripetuto a tutti i due registi che volevano «raccontare con situazioni comiche, ma anche momenti per pensare, il Natale per quello che realmente è, anche se molti se ne dimenticano, cioè il compleanno di Gesù». In conclusione, i 'giullari' del cinema italiano hanno colto e declinato gli incessanti appelli di papa Francesco a favore degli ultimi molto meglio di tanti altri colleghi. Che il riscatto del nostro cinema parta proprio dal sorriso?