Tra le parole che il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha usato più spesso nel suo primo discorso davanti al Parlamento, c’è «giovani». I giovani italiani e i loro problemi: il lavoro che manca, le energie nuove che stentano a farsi strada, le speranze disattese. Problemi dei giovani, ma problemi degli italiani: un tema fondamentale per il futuro di tutti. Ma chi sono i giovani italiani, quali sono le caratteristiche delle nuove generazioni? La coorte di giovani italiani che si affaccia oltre la soglia della maggiore età ha vissuto la crisi economica negli anni della propria formazione e presenta oggi, anche per questo, caratteristiche che sembrano distinguerla in quanto a consapevolezza della propria situazione e modo in cui questa consapevolezza prova a tradursi in risposte concrete e azione collettiva. Siamo in presenza dei germi di una tensione che può portare – e già porta – alla proposta e alla realizzazione di concrete forme di innovazione, verso un’organizzazione sociale contraddistinta da un crescente attivismo dei giovani. Tra le strategie di questo emergente protagonismo, il 'Rapporto giovani' – indagine dell’Istituto Giuseppe Toniolo che coinvolge ogni anno migliaia di giovani italiani e che i lettori di questo giornale conoscono bene – mette in luce alcune caratteristiche che, a livello individuale, segnano la capacità dei giovani di affrontare la loro condizione alla ricerca di soluzioni: la grande disponibilità alla mobilità e all’accettazione di un lavoro anche se lontano dalle proprie aspettative, la forte propensione al lavoro autonomo, l’interesse per l’impegno politico e sociale in crescita dopo molti anni di silenzio e indifferenza, una maggiore presenza della componente femminile nella partecipazione socio-politica, lo spiccato orientamento alla partecipazione in forme di organizzazione sociale informali, costituite a partire dall’iniziativa di gruppi localmente e/o globalmente connessi. Se questi sono i segnali di speranza che provengono dai giovani, è necessario però ricordare la situazione sulla quale il Presidente ha centrato la sua attenzione, perché permane altissima la percentuale di chi cerca e non trova lavoro – non si può non sottolineare che, nonostante i lievi recenti segnali di ripresa, la disoccupazione giovanile permane in Italia sopra il 40% – e di coloro che hanno rinunciato a trovare un lavoro e non si stanno preparando a poterne avere uno, i cosiddetti Neet; perché – il 'Rapporto giovani' testimonia – troppi sono i giovani che non riescono a progettare il loro futuro, costretti a trovare sostegno nella famiglia di origine, in mamma e papà ma anche nei nonni, privati della possibilità di pensare alla costruzione di una vita autonoma. Nella prospettiva delle nuove generazioni – la ricerca lo evidenzia, tappa dopo tappa – c’è comunque forte il desiderio di avere una propria famiglia e di avere dei figli, di avere un lavoro che, scontata la flessibilità divenuta ormai connaturata alla condizione lavorativa, pure abbia le caratteristiche della stabilità, sulla quale realizzare un futuro. Nella distanza che regna ormai da molti anni tra i giovani e le istituzioni politiche si può leggere l’incapacità di queste ultime nel rispondere alle loro domande e se, come ha sostenuto Mattarella, «va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa» è altrettanto importante che la politica, sempre nelle sue parole, sappia «scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione».
*Professore di Sociologia, Università Cattolica di Milano