Opinioni

L’impegno delle Nazioni Unite e i casi di Bangladesh e Cuba. I disastri non sono sempre una sorpresa La prevenzione paga, il Cile insegna

Ban Ki-moon (Segretario Generale delle Nazioni Unite) mercoledì 24 marzo 2010
Nessun Paese può permettersi di ignorare la lezione che ci viene dai terremoto di Haiti e Cile. Certo, non possiamo impedire che tali disastri accadano, ma possiamo se non altro limitarne drasticamente l’impatto, a condizione che le adeguate misure per la riduzione dei rischi connessi ai disastri siano prese in anticipo. Alcuni giorni fa ho visitato la zona terremotata del Cile e ho visto come moltissime vite siano state salvate proprio perché i governanti hanno imparato la lezione del passato e reagito con prontezza alle avvisaglie di catastrofe imminente. Grazie a rigidi regolamenti edilizi anti-sismici, sono state evitate conseguenze ben peggiori. L’aver addestrato ed equipaggiato in anticipo le squadre di primo soccorso ha permesso di portare aiuto entro pochi minuti dalla scossa. In Cile, le vittime sono state nell’ordine delle centinaia, nonostante la magnitudo di 8.8 nella scala Richter, la quinta di sempre. Ad Haiti, un terremoto di intensità minore ha invece provocato centinaia di migliaia di vittime. Il Paese aveva regolamenti edilizi inesistenti o non rispettati e un livello di preparazione assai scarso. La lezione è applicabile su scala globale. Nessuna nazione è immune dalle calamità, che si tratti di terremoti o alluvioni, tempeste o ondate di caldo. Disastri naturali sempre più intensi colpiscono tutti e cinque i continenti in modo indistinto, crediamo a causa del cambiamento climatico. Molte delle persone più povere al mondo vivono in città densamente popolate ad alto rischio o in zone sismiche, o addirittura in entrambe. La cultura della riduzione dei rischi legati alle catastrofi deve essere incoraggiata e diffusa. In questo senso, mi conforta notare che abbiamo cominciato a fare qualcosa. Il quadro d’azione di Hyogo, un piano decennale che ha l’obiettivo di rendere il Pianeta più sicuro di fronte a catastrofi innescate da pericoli naturali, è stato adottato da 168 governi nel 2005. Hyogo fornisce alle autorità nazionali un programma per valutare e ridurre i rischi attraverso pianificazione, addestramento e una migliore istruzione pubblica. Ad esempio, assicurandosi che scuole, ospedali e altre infrastrutture pubbliche presentino standard di sicurezza certi. Basandosi su Hyogo, le Nazioni Unite hanno fatto della riduzione dei rischi connessi alle catastrofi una priorità. Io ho nominato un Rappresentante speciale per l’attuazione del quadro d’azione di Hyogo, e lo scorso anno ho lanciato in Bahrein il primo rapporto di valutazione globale sulla riduzione dei rischi legati alle catastrofi. Ci sono stati progressi. Il Bangladesh ha registrato più di mezzo milione di vittime durante il ciclone Bhola nel 1970. Dopo questo evento, sono stati costruiti 2.500 rifugi su piattaforme di cemento sopraelevate e sono stati addestrati più di 32.000 volontari di aiuto nelle evacuazioni. Il ciclone Sidr, abbattutosi nel 2007 con un’enorme onda improvvisa, causò meno di 4.000 morti. Il ciclone Nargis, che nel maggio 2008 colpì Myanmar, un Paese impreparato all’evento, è costato la vita a 140.000 persone. Cuba è stata colpita da quattro uragani nel 2008, subendo danni per 9 miliardi di dollari, ma con un prezzo esiguo in vite umane. La prova è schiacciante. Eppure, le lezioni che vengono da questi disastri vengono dimenticate a una velocità deprimente. Numerosi governi hanno fallito nel dare attuazione alle misure pratiche proposte da Hyogo. Alcuni Paesi sostengono di non potersi permettere di adottare tale modello di prevenzione. Io invece dico che nessun Paese può permettersi di ignorarlo. Sappiamo che la prevenzione fa risparmiare nel lungo periodo. Con un investimento di 3,15 miliardi di dollari per ridurre l’impatto delle inondazioni, tra il 1960 e il 2000, la Cina ha scongiurato perdite stimate intorno ai 12 miliardi di dollari. Risparmi simili sono stati registrati in Brasile, India, Vietnam e altrove. Ognuno in questo ambito ha un ruolo da giocare. Nelle aree soggette ad alluvioni e terremoti, la soluzione è di approvare e rispettare i regolamenti edilizi. Per le zone esposte ad alluvioni, essa consiste nel trasferire o migliorare gli insediamenti abusivi, risanare le barriere costiere naturali come per esempio le paludi di mangrovie, fornire terreni idonei e infrastrutture migliori per i poveri delle città e installare sistemi di allarme preventivo efficaci. Queste misure salveranno la vita di migliaia di persone che diversamente perirebbero. Le Nazioni Unite sono pronte ad aiutare i governi a costruire tale livello di preparazione a livello regionale e nazionale. Occorre inoltre che le nazioni donatrici finanzino le misure di preparazione e riduzione dei rischi legate ai disastri. I terremoti di Cile e Haiti hanno mostrato ancora una volta perché l’azione prima che si verifichino i disastri fa la differenza. Al fine di prevenire che gli eventi naturali si trasformino in calamità naturali, dobbiamo agire al più presto e in modo più intelligente.