«I bimbi in affido sono tutti egualmente figli»
Caro direttore,
nel giorno in cui si celebra la Festa della mamma, che non a caso ricorre nel mese di maggio dedicato a Maria, come mamma-zia affidataria desidero rivolgere un accorato appello al Parlamento e al Governo. Mi sento di dire grazie, perché ha ampliato giustamente il concetto di famiglia e sono state stanziate prime risorse economiche per le famiglie in favore di nuove nascite, perché risultano rafforzate le tutele dei minori stranieri non accompagnati, promuovendo l’affidamento familiare invece del ricovero in strutture e uniformandone, così, l’accoglienza su tutto il territorio nazionale e perché ora si sta approvando una legge per gli orfani speciali, vittime di violenza domestica. Parlamento e Governo sembrano però aver dimenticato i minori dati in affido ai parenti. Questi bambini non sono tutelati dalla legge allo stesso modo degli altri minori affidati a famiglie terze o a comunità, di fatto non hanno le stesse opportunità per affrontare al meglio il loro futuro nella nuova famiglia. A oggi, purtroppo, non esiste un sostegno economico garantito a tutti i parenti affidatari per sostenere le spese o, più precisamente, la normativa è difforme nel nostro Paese ed è discrezionale. Ci sono Regioni e Comuni che erogano un rimborso spese a sostegno dell’affidamento parentale e altri che non lo fanno. Mi sembra perciò doveroso sollecitare, visto che si lavora a una riforma della legge 184/83 (quella su adozione e affido), una modifica che uniformi finalmente la normativa sul territorio nazionale ed estenda l’aiuto a tutte le famiglie affidatarie parentali. Mi domando tristemente perché questa disparità non sia stata evidenziata dalle tante organizzazioni e figure istituzionali preposte alla difesa dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: un Paese civile deve vigilare sulla tutela dei fondamentali diritti dei più deboli e sostenerli equamente e uniformemente sul territorio. In questo giorno speciale dedicato alle mamme chiedo che il nostro Stato, come una buona madre di famiglia, sancisca, una volta per sempre, il principio che i minori in affidamento sono tutti uguali, tutti egualmente figli.
Mi sembra giusto dare particolare rilevanza al suo appello a Parlamento e Governo, gentile e cara signora Agnese, perché è proprio vero che «i minori in affidamento sono tutti uguali, tutti egualmente figli». E perché è necessario che chi fa le leggi e muove le leve della pubblica amministrazione si renda conto delle ingiustizie e delle sottovalutazioni che continuano a verificarsi a causa di normative a volte lacunose e comunque inadeguate mentre sembra imporsi uno sperimentalismo familiare (si pensi al can can per unioni civili) persino urlante e in diversi casi addirittura urtante, ma poco coinvolgente e interessante per le persone vere. Voglio dire che «ampliare il concetto di famiglia», come lei scrive, non è sempre e necessariamente un bene. C’è modo e modo per allargare i cerchi dell’amore e della cura familiari e sono tra quanti si rendono conto che quello più giusto non può basarsi (a parte casi eccezionali) su una deliberata e strutturale “sottrazione” a un figlio, a una figlia, o della mamma o del papà. Adozione e affido, in questo senso, sono piuttosto una forma di “restituzione”, o meglio sono anche una restituzione sebbene siano anche molto più per ciò che mettono in gioco nell’esistenza di figli e genitori.Certo, le situazioni di vita sono tante e imprevedibili e chi crede sa che la fantasia di Dio-Amore è immensamente grande. Certo, l’amore conosce strade e abissi e approdi che stentiamo a rinchiudere in mappe ben disegnate. Certo, non possiamo risolvere tutto con qualche norma di legge... Eppure c’è una coerenza del bene che non può essere ignorata. E per questo anche le leggi degli uomini e delle donne possono essere utili e buone. Non lo sono quando fanno fatica a “vedere”, a mettere a fuoco e a valorizzare in modo uniforme in ogni parte d’Italia realtà generose come quelle dell’affido parentale. Ma possono diventarlo, perché il fatto che sinora si sia fatta fatica, non significa che la vita della gente non possa essere davvero ascoltata e storie come quella della sua famiglia non possano essere comprese, che non sia possibile che gli occhi del legislatore si aprano a dovere, che chi ci governa non decida di dare un saggio impulso e che, così, il risultato da lei giustamente invocato non venga finalmente conseguito. C’è da augurarselo. E io glielo auguro, cara e gentile amica lettrice. Ma soprattutto, in questa domenica dedicata anche alla Festa della mamma, lo auguro a tutti e quattro i suoi figli, a cominciare dai due che per nascita sono suoi nipotini e che lei e suo marito avete accolto in affido. Ripeto: la forza e la fantasia generatrici dell’amore materno e paterno sono grandi, a chi deve scrivere (e applicare e far applicare) le norme mi sento anch’io di chiedere di non inventare e di non forzare nulla, ma semplicemente di saperle rispettare.