Opinioni

Cronaca nera, senza clamori. Hanno ammazzato un barbone (chiediamoci perché accade)

Ferdinando Camon venerdì 28 aprile 2023

Ci sono notizie che sfuggono perché sembrano minori o minime, tra pubblicarle o lasciarle perdere pare che non ci sia differenza. Se ne recuperi qualcuna il giorno dopo, o una settimana dopo, ti viene spontaneo dire: «Non significava niente, era giusto ignorarla». Una di queste notizie ce l’ho qui davanti. Riguarda la mia zona nel Nord-Est dell’Italia. È di una settimana fa. Pare una squallida macabra notizia nera: un 28enne incontra un clochard nella galleria di un ex-cinema a Udine, un senza casa e senza niente, scambia qualche parola con lui, poi di colpo tira fuori il suo coltellaccio da sub e comincia a sferrargli addosso colpi furiosi, uno dopo l’altro, va avanti così per ben quattro minuti, cioè 240 secondi. Sono decine i colpi, alla fine dei quali il clochard giace massacrato per terra. Viene la polizia e chiede all’assassino: «Perché l’hai fatto?», e l’assassino risponde: «Non lo so». «Avevi dei conti in sospeso con lui?», «Mai visto prima».

Il senzatetto è di Udine e si chiama Luca Tisi, aveva 58 anni, l’uccisore è un italo-brasiliano e si chiama Bruno Macchi, ha 28 anni, e nella foto che correda la notizia si mostra sorridente. I nostri occhi vanno continuamente dalle righe che raccontano il massacro alla foto ridente che dovrebbe spiegarlo, o almeno dirci qualcosa. E probabilmente ci dice qualcosa, solo che noi non lo capiamo. Ci parla della facilità di uccidere. L’insensatezza di uccidere.

Nella storia della cultura mondiale, i delitti più memorabili, i delitti per eccellenza, sono i più inspiegabili, quelli in cui si ammazza solo per ammazzare. Il libro più famoso in tutte le culture sull’omicidio si intitola “Delitto e castigo”, lo ha scritto un russo, il grande Fëdor Dostoevskij, ma anche qui il delitto non ha una causa e dunque una spiegazione, il protagonista ammazza a colpi di scure una vecchia usuraia, con la tesi che un’usuraia non solo non serve alla società ma è un peso morto, e dunque eliminandola migliori il mondo. E questo clochard di Udine, che dormiva in un ex-cinema, a cosa serviva? Chi l’ha ucciso può facilmente convincersi di avere fatto del bene. Nella morale cristiana una persona anche se vecchia e povera ha un valore immenso, e ha un’anima. Nella morale borghese uno vale qualcosa se ha qualcosa. Questo povero clochard non aveva niente. E dunque non valeva niente.

Chi l’ha ucciso? L’ha ucciso colui che l’ha colpito col suo coltellaccio da sub, ma il delitto l’abbiamo preparato noi, ogni volta che abbiamo incontrato un clochard e l’abbiamo trattato come se fosse niente o anche meno.