Opinioni

Guerra, migrazione e clima: tutto è connesso. Ed è ora di realismo

Marco Tarquinio mercoledì 15 marzo 2023

Caro direttore,

si sentono innumerevoli dibattiti, approfondimenti sul problema della migrazione di esseri umani e sulle difficili e dure soluzioni che si ritiene di dover dare alla questione. Si parla di carcere per gli scafisti e di rafforzamento dei Cpr, ossia dei centri destinati a rinchiudere le persone in vista del rimpatrio forzato (disumani quanto inefficienti). Si parla di muri e fili spinati ai confini di molti Paesi europei, di decreti-flussi per i profughi già nel nostro Paese e per quelli che dovranno arrivare, di quote preferenziali per i Paesi che organizzeranno campagne mediatiche per prevenire le partenze. Si parla di restrizioni del permesso per “protezione speciale” (o umanitaria) con la prospettiva di arrivare alla sua totale abolizione. Si tace sugli accordi firmati da Paesi occidentali democratici con Paesi totalitari su modalità di trattenere esseri umani, molto simili ai lager nazisti. Talvolta si ricorda che il “trasporto illegale” prospera perché non esistono vie d’ingresso legali a disposizione di chi fugge, ma nessuno parla della cosa più ovvia, fermare le guerre, non vendere le armi ai Paesi in guerra e praticare politiche economiche di cooperazione e non di accaparramento per le materie prime presenti nei Paesi poveri. Guerre e commercio delle armi rimangono un tabù, mai affrontato anche nei summit internazionali sui cambiamenti climatici, quando ben si sa che il loro impatto sull'ambiente e clima è devastante. Il Demilitarization for Deep Decarbonization dell’Ufficio internazionale per la pace pubblicato nel 2018 spiegava e documentava ancora una volta che ridurre il complesso militar-industriale e ripudiare la guerra è una condizione necessaria per difendere un clima favorevole alla vita umana, destinando le risorse risparmiate, all’economia post-estrattiva e alla creazione di comunità vive e resilienti.

Francesco Masut, Belluno


Ciò che lei ricorda, caro amico, è verissimo. Ed è documentato. «Tutto è in relazione, tutto è connesso», ci rammenta papa Francesco nella Laudato si’. Nel bene e nel male. E anche il male della guerra e dei suoi strumenti è connesso al male del collasso dell’ambiente e del riscaldamento della Terra. Ne risulta un male distruttivo all’ennesima potenza come le armi di cui oggi si dispone perché, per quanti codici fingiamo di imporle, nella logica della guerra, della vittoria e della conquista del massimo potere e profitto non c’è rispetto per niente e per nessuno. Molti continuano a ripetere – scuotendo il capo e accennando, quando va bene, un sorriso di degnazione – che la semina della pace e del disarmo è una bella utopia, io insisto a dire che è l’unica forma di vero e sano realismo.