Guerra e orrore. Ostaggi innocenti fatti arma di ricatto
La Scuola Ufficiali (che ho frequentato, per fare poi l’ufficiale di complemento invece che il soldato semplice; e poiché l’ho frequentata fino alla fine, potrei anche firmare questo articolo col titolo di tenente) me la ricordo soprattutto per quello che “non” insegnava, che “non” c’era sui libri di testo, e che gli istruttori si rifiutavano di spiegare. Per esempio: come ci si arrende al nemico? Si alzano le mani?
Si agita un fazzoletto? Proibito far domande, proibito informarsi, proibito saperlo. E per costringere il nemico alla resa, potevamo catturare ostaggi? Mostrarli? Farli parlare al megafono? Non c’era scritto sui manuali di tattica, non si chiedeva agli ufficiali istruttori, l’opinione che ne ricavavamo noi allievi era che gli istruttori non lo sapevano e noi non dovevamo saperlo. Tutto il vasto campo degli ostaggi era tabù. Guerra e ostaggi non devono incontrarsi. Oggi, invece, s’incontrano spesso. Oggi la guerra si combatte anche e soprattutto usando ostaggi. Non si parla d’altro.
Oggi gli ostaggi sono un’arma che usi per fiaccare la resistenza del nemico, la sua capacità di combattere, sono la tua forza per costringerlo alla resa, lui come esercito, lui come popolo. Una volta penetrare a fondo nel territorio nemico era un peso. Perché poi dovevi rifornire i tuoi soldati. Dargli armi, munizioni e viveri. Kutuzov logorò Napoleone con questa attica, finché Napoleone, stremato, tornò indietro, seminando la strada di cadaveri.
Oggi, a quanto pare (sto imparando da quel che leggo), i civili tra i quali penetri con la tua avanzata sono una massa inerme nella quale puoi pescare finché vuoi ostaggi da usare per i combattimenti e le trattative. Ostaggio è un termine fatalmente collegato al latino hostis, nemico. Guardo la Treccani e trovo: «Cittadino di uno stato nemico che un belligerante tiene in proprio potere e contro il quale minaccia di prendere misure punitive nel caso in cui ritenga che siano violati i suoi interessi». Non dovrebbe essere così. Non c’è nessun segnale di colpevolezza negli ostaggi. L’attribuzione di una responsabilità è un atto di violenza della parte occupante e si presenta come terrorismo. Tutto il campo degli ostaggi si configura come l’applicazione di gradi diversi di terrorismo.
Catturare ostaggi, imporre ostaggi, prelevare ostaggi, consegnare ostaggi sono operazioni che vengono eseguite per garantirsi in anticipo contro atti di ostilità della popolazione. Ho un’età per cui ricordo che, quando una camionetta di fascisti passava per una strada e temeva che da dietro le siepi le sparassero addosso, prendeva 5-6 contadini e li esponeva in piedi come scudi umani. Erano ostaggi. C’è un divieto della Convenzione di Ginevra all’uso di civili a protezione dei militari, ma qui siamo in un campo in cui il diritto non conta, conta solo la forza. Gli ostaggi sono innocenti, ma sono un’arma di ricatto proprio perché sono innocenti. Più sono innocenti, più il ricatto è efficace. Hanno appena mostrato in tv come ostaggio una bambina di 3 anni. È l’ostaggio più innocente, ma proprio per questo è il più efficace. Se dovessero liberare gli ostaggi, dovrebbero cominciare da lei.