Trecentomila, forse quattrocentomila uomini. Con pieni poteri nell’esercizio delle loro funzioni, licenza di aprire il fuoco, di uccidere e usare la forza senza preavviso «quando vi siano situazioni di minaccia per la vita di un cittadino o il rischio di un grave crimine», possibilità di arrestare cittadini sospetti «o sospettati di aver commesso un reato» e irrompere in abitazioni e strutture private. Un bel progetto di legge, non c’è che dire, presentato due giorni or sono alla Duma come «un nuovo organo di lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato».Si chiamerà
Natsgvardija, ovvero Guardia nazionale, assorbirà i temutissimi Omon (la polizia antisommossa) e i Sobr (le squadre di risposta rapida, equivalenti degli Swat americani) e formalmente verrà guidata dal generale Victor Zolotov (che dal 2014 ricopre la carica di vice-ministro degli Interni ed è stato in precedenza il capo dei servizi di sicurezza del Cremlino). Di fatto però sarà direttamente agli ordini di Vladimir Vladimirovic Putin.In altre parole, una vera e propria guardia pretoriana, su modello di quella imperiale della Roma augustea o dei giannizzeri che proteggevano la vita e i beni del sultano, ma se volete anche con spiccate somiglianze con altre meno nobili formazioni (la Garda de Fier di Codreanu – le famigerate “camicie verdi” nella Romania degli anni Trenta – o – absit iniuria verbis – le stesse
Schutz-staffeln, le “squadre di protezione”, ovvero la guardia personale di Adolf Hitler).Perché è inutile girare intorno alla questione: tutti sanno che il compito primario di questa Guardia nazionale non sarà certo quello di combattere il terrorismo o la criminalità organizzata. Più che tenere a bada la mafia cecena o l’irredentismo caucasico di matrice islamista, la
Natsgvardija finirà fatalmente per controllare l’ordine pubblico. Le masse, per cominciare, visto che si avvicinano le elezioni politiche di settembre e la Russia, nonostante i vigorosi successi in campo internazionale che hanno enfatizzato e riacceso la passione nazionalista e dunque un ben diffuso consenso, sta affrontando il secondo biennio di sanzioni economiche. Ma c’è chi maliziosamente sostiene che i nuovi pretoriani di Putin avranno l’incarico di sorvegliare anche le
élites che fanno da corona al presidente: oligarchi,
apparatchiki, alte sfere dell’esercito, della marina, dell’aviazione, oggi fedeli servitori del Cremlino ma domani chissà... Amaro destino dei satrapi: Hafez al-Assad, il “Leone di Damasco” padre del più sbiadito Bashar, guidava la Siria seduto su ben tredici differenti
mukhabarat, tredici servizi segreti che si spiavano e si controllavano a vicenda mentre lui li controllava tutti. Purché qualcuno ricordi a Putin che non sempre i pretoriani sono a prova di fedeltà: come si accorsero Caligola, Galba e Commodo. Uccisi o deposti in un battito di ciglia.