IL DIRETTORE RISPONDE. Grillo, i fantasmi e la realtà
Caro direttore,
storie del passato... e del presente. Frasi che si ripetono. «Mi hanno proposto un’alleanza, ma loro sono morti! Non hanno capito di avere a che fare con qualcosa di completamente diverso da un partito politico. I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni... invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi... chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare.
Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati. Sono loro i responsabili!
Io vengo confuso: oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista… Loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento. Mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico... Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. È un movimento che non può essere fermato... non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta. Noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo...». Queste non sono parole di Beppe Grillo, ma di Adolf Hitler pronunciate nel 1932.
Giuseppe Zola
Caro direttore,
mi hanno lasciato sbalordito le dichiarazioni del signor Grillo che auspica di ottenere il 100% dei parlamentari e allora il Movimento 5 Stelle potrà sciogliersi! Ma dov’è finita l’idea di democrazia? Tutto questo sa terribilmente di dittatura! E mi rendo conto che i modi e i toni del signor Grillo hanno un suono molto simile alle parole di un altro personaggio che affermava: «Solo una massa resa fanatica può essere guidata», e sappiamo bene tutti cosa è riuscito a fare quel tipo quando è salito al potere in Germania qualche decennio fa! Cosa c’è di più facile di rendere fanatica la folla a suon di slogan, parolacce, arrabbiature anche sacrosante ma utilizzate solo per trasformare l’uomo in pecora? Purtroppo però, se è sacrosanto che gli elettori hanno sempre ragione, è anche vero che se si dovesse arrivare anche solo alla metà di quel 100% auspicato, tutti gli elettori, che sicuramente hanno ragione, avrebbero quello che meritano... Guai a quel popolo che ancora oggi ha bisogno di certi eroi.
Aldo Langianese
So bene che il gioco delle citazioni, degli echi, delle assonanze e delle ripetizioni ci può portare tremendamente – l’avverbio è l’unico appropriato – lontano. Ma non mi va proprio, cari amici, di camminare in quella triste direzione.
Anche se la storia insegna che tempi di dura crisi, come questi che stiamo vivendo, scatenano spesso nei sistemi politici e sociali movimenti populisti e tendono a produrre, o almeno a favorire, involuzioni in senso autoritario. Non mi va di assecondare la sovrapposizione Grillo-Hitler prima di tutto per senso delle proporzioni e, poi, per realismo. Se è vero, come annotò Marx in una celebre polemica con Hegel, che quando la storia si ripete alla tragedia segue sempre la farsa, è ancora più vero che qui da noi nessuno ha gran voglia di ridere... Non ritengo, insomma, che un incubo antidemocratico come quello che evocano le vostre lettere possa davvero realizzarsi.
La società italiana anche in questa stagione infelice è, e resta, felicemente complessa, «poliarchica» come direbbe Giuseppe De Rita che, alla vigilia del voto – delineando proprio sulle nostre pagine, problemi e insoddisfazioni dell’oggi – ha spiegato molto bene quanto spazio e bisogno ci sia in Italia di un «vigore» vero e buono, non di studiati e paralizzanti fantasmi. Ciò che mi interroga e mi inquieta di più del cosiddetto grillismo è proprio questo: non la scossa vigorosa e persino brutale che può dare a un mondo politico autoreferenziale e in troppe sue parti addirittura lunare rispetto alla vita degli italiani, ma il suo delinearsi come forza paralizzante che inietta in un corpo sociale provato i veleni forti di un antagonismo inflessibile al «sistema» della democrazia liberale e i sedativi di un nuovo pensiero unico che, altrettanto inflessibilmente, arruola o esclude senza scampo i 'puri' e gli 'eletti'. È la paralisi altrui (poco importa se da incapacità, da groviglio di interessi, da recessione…) che fa vivere e rafforza questo tipo di 'movimento'. Ed è un fatto che Beppe Grillo abbia preso a ritagliarsi deliberatamente ed emblematicamente un ruolo da ingombrante 'fantasma': non abita il palazzo ma solo le proprie ville o le piazze dove fa periodiche apparizioni, pontifica dal web e si materializza mediaticamente solo quando e dove lo ritiene conveniente, sferraglia e lancia messaggi sulfurei, punta a rendere ingovernabile la casa comune (il Parlamento) nella quale ha messo piede per interposta persona, agita le cattive coscienze di chi ha vivacchiato e malfatto eppure sbarra ogni sensata via d’uscita dall’impasse perché l’obiettivo è, appunto, «il collasso del sistema»… Che aggiungere? Che, però, non sono mai stati i fantasmi a fare la storia; la storia la fanno gli uomini e le donne in carne, ossa e anima. Che se 'si aiutano', come recita un antico adagio, vengono anche aiutati a non lasciarsi trascinare nel gorgo dei propri errori o in quello di illusioni affascinanti e distruttive. Resto convinto che l’incendiario Grillo non sia un nuovo Führer. E penso anche che sarebbe forse eccessivo sostenere che il segreto e visionario Gianroberto Casaleggio sia per il capo del 'non-partito anti-partiti' ciò che l’ideologo Rosenberg e il propagandista Goebbels erano per il capo del nazismo.
Ma chiudere gli occhi davanti a quel che sta accadendo, sottovalutare la portata 'rivoluzionaria' della sfida movimentista o, al contrario, sopravvalutarla lasciandosi intimidire e bloccare, sarebbe uno sbaglio gravissimo, addirittura imperdonabile.
Continuare a far finta che il gran problema sia ancora quello di regolare i conti tra berlusconiani e antiberlusconiani sarebbe, poi, una follia. Ma, soprattutto, ogni risposta ancora non data alle incalzanti e giuste domande di equità, di lavoro, di onestà dell’Italia del 2013 sarebbe solo un cinico contributo all’unico, vero attentato alla nostra democrazia che vedo in corso: il suo svilimento ad affare di oligarchi e arruffapopolo. Non è così, lo si dimostri.