Il direttore risponde. Governo, il pensiero e le azioni
Caro direttore,
leggo nella sua risposta alla lettera di un lettore, probabile “cattolico adulto”, che all’esecutivo di Silvio Berlusconi sarebbe «mancato troppo del buon governo necessario, con le vere e giuste priorità», come, in primo luogo, la famiglia.
Lei converrà che alla base della solidità dello stesso istituto familiare si collocano innanzitutto quei valori della tradizione, quei valori non negoziabili della persona che questo governo ha assunto nella dimensione pubblica con le conseguenti scelte regolatorie e comportamentali. L’”eccezione italiana” ha non a caso resistito alle sollecitazioni del pensiero unico europeo – che in Italia trova solidi sostenitori nella dimensione politica, sociale, mediatica e giudiziaria – in materia di matrimonio, procreazione, fine di vita. Quanto al modello di protezione sociale, il tempo vissuto ha posto irreversibilmente fine alla lunga stagione dell’uso smodato del debito pubblico. E in questo contesto è stato importante, e non facile, accrescere le risorse per la protezione del reddito dei lavoratori – autentica forma di sostegno della famiglia – e quelle per i servizi socio–sanitari responsabilizzandone più efficacemente le istituzioni regionali. La delega per la riforma del fisco e dell’assistenza, il cui esame è stato avviato dal Parlamento e dovrà compiersi nella legislatura, potrà ora riorientare la spesa fiscale e sociale in funzione dei dichiarati obiettivi di favore: il lavoro e la famiglia numerosa. Chiunque promette facile spesa aggiuntiva mente sapendo di mentire.
Né, Lei converrà, il giudizio su questo governo può essere scritto dalla grande mole di intercettazioni sulla vita privata del Presidente del Consiglio, espressione di quell’assedio giudiziario all’avversario politico che non è nato e non finirà con Berlusconi. A meno di non introdurre, finalmente, la effettività della responsabilità penale, civile, amministrativa, contabile anche dei componenti dell’ordine giudiziario.
Maurizio Sacconi