Opinioni

Il punto. Vero diritto è il futuro. Una parola chiave della Gmg di Panama

Mimmo Muolo sabato 26 gennaio 2019

Ogni Gmg "nasconde" una parola chiave. E quella di Panama, che si conclude oggi con la Messa dell’invio missionario, non fa eccezione. Quella parola è "futuro" e il Papa l’ha ripetuta più volte, parlando ai giovani giunti da tutto il mondo. Già a Rio de Janeiro nel 2013, al suo esordio nelle Giornate mondiali, Francesco aveva detto che sono proprio loro, i giovani, «la finestra dalla quale il futuro entra nel mondo». Così come non si contano più i suoi appelli «a non lasciarsi rubare la speranza». E dunque il futuro stesso.

Non stupisce perciò che qui, in continuità con questo magistero, papa Bergoglio abbia aggiunto un elemento nuovo, dando così all’evento una dimensione davvero mondiale. Il futuro, ha detto, è un autentico «diritto umano» e quindi non può in alcun modo essere sottratto ai singoli, alle famiglie, ai popoli, all’umanità intera. Affermazione che al di là della suggestiva metafora coglie uno degli aspetti più problematici della post-modernità. Per averne conferma, basta guardarsi intorno, a partire proprio dal continente latinoamericano alle prese con crisi ricorrenti come quella venezuelana (che il Papa segue con apprensione anche da Panama). Quanto futuro oggi viene sprecato, scartato, scientemente negato, abortito, colato a picco, fisicamente eliminato con la violenza. A tutte le latitudini.

Nella Via Crucis di venerdì sera, papa Francesco ne ha fatto un doloroso, quanto impressionante, inventario. Dal «grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere», alle donne «maltrattate, sfruttate e abbandonate»; dai giovani invischiati nelle «reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso» a quelli che muoiono «a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta», fino a quei ragazzi che rinunciano appunto al futuro e «vanno in pensione con la pena della rassegnazione e del conformismo». Si ruba il diritto al futuro agli immigrati che invece di solidarietà trovano dolore rifiuto e miseria, ha ricordato ancora il Papa, agli anziani abbandonati e scartati e persino alla nostra Madre Terra, «ferita nelle sue viscere dall’inquinamento» e calpestata «dal consumo impazzito».

Ma alla Gmg di Panama abbiamo assistito anche a un punto di non ritorno. Perché questa folla immensa «di tanti cristi che camminano al nostro fianco» ha avuto il conforto non solo ideale del popolo della "gioventù del Papa". E quel diritto negato ha cominciato non solo a essere rivendicato, ma testimoniato con i gesti, vissuto nelle diverse situazioni, riaffermato con la mite fermezza di chi, pur provenendo da storia, costumi, culture, lingue, caratteristiche somatiche estremamente diverse ha dimostrato di sapersi riconoscere nella comune umanità che unisce e affratella oltre ogni barriera.

I giovani e il Papa hanno detto al mondo che restituire a ciascuno il diritto al futuro significa cancellare la paura che costruisce muri e ci fa diventare pazzi; vuol dire diventare «maestri e testimoni della cultura dell’incontro», promuovere politiche di inclusione, diffondere semi di pace tra i popoli, anche tra quelli a torto ritenuti di "periferia", e non affibbiare etichette immutabili alle persone e alle situazioni. Francesco per primo ha dato l’esempio, restituendo un futuro ai 180 ragazzi del carcere minorile di Pacora, ai quali ha detto "potete farcela" (e lo stesso farà questa mattina andando a trovare alcuni giovani affetti da Aids). Gli organizzatori della Gmg, a loro volta, hanno "ridato il diritto al futuro" ai popoli indigeni, organizzando un evento apposito per loro. E in generale tutti i giovani della Giornata mondiale della gioventù si sono ridati il diritto al proprio futuro, testimoniando che un’altra Terra è possibile.

Per tutti questi elementi, la Gmg di Panama rilancia l’idea di gettare ponti, laddove altri vorrebbero erigere muri, chiede di scavare canali navigabili, laddove qualcuno fa di tutto per accrescere l’incomunicabilità. E in un mondo di poteri forti fa sua la logica di servizio di Maria, «la donna – ha sottolineato nella Veglia di ieri sera il Papa – che con il suo sì ha avuto la maggiore influenza nella storia. Maria, la "influencer" di Dio». Sul suo esempio anche i giovani possono diventare influencer per costruire un futuro nuovo. A misura di quell’Amore che abbraccia tutti gli uomini e i popoli. Senza distinzione alcuna.