Gmg. I nostri figli, qui a Lisbona, giocano la partita della vita. Giochiamola insieme
Se dalle nostre case e dai nostri divani (non solo i ragazzi amano starci seduti), noi genitori ci alzassimo e aprissimo gli occhi su questo mondo colorato e un po’ folle che sta riempiendo le vie di Lisbona durante la Gmg, ne vedremmo delle belle. E resteremmo molto sorpresi. Ragazzi che spingono carrozzine con i loro amici con un handicap che per niente al mondo avrebbero lasciato a casa («Ma che fatica su per le strade ripide di questa città, nemmeno in bici sudo tanto», ammette don Ugo da Pistoia che guida un gruppo di 25 ragazzi disabili). Seminaristi e cappellani militari che celebrano una Messa cantata nella cappella di Casa Italia e che coltivano il loro sogno di pace «nonostante questi tempi difficili» stando sul campo, tra i militari. Oppure ragazzi “alluvionati” delle terre di Romagna che hanno perso magari casa e che alle 2 di notte intonano “Romagna mia” («Vogliamo ripartire dalla Gmg per ricostruire»).
Viene da pensare, stando qua in mezzo, che questi nostri figli non li conosciamo affatto. O come direbbe don Luigi Ciotti, che ha parlato ai 65mila giovani alla Festa degli italiani, «non li riconosciamo nelle loro fatiche e nelle loro infinite possibilità».
Non crederemmo mai che proprio loro, che a casa stanno ore chini sul cellulare, ci tengono il muso, barricandosi in camera, oggi invece escano allo scoperto. Siamo stati in ansia perché partivano per il loro primo soggiorno all’estero, con quell’inglese che capivano sì ma parlavano poco. Mentre adesso incontrano ragazzi da tutto il mondo in uno scambio di amicizia e di fede. Senza timori, cuori che battono insieme. Trascinano gli animatori e i sacerdoti con il loro entusiasmo esplosivo quando intonano canti nel cortile di Casa Italia e rompono la tranquillità secolare dell’Istituto che le suore Dorotee (nella vita di tutti i giorni è una scuola elementare) hanno così generosamente aperto in questa settimana di Gmg.
Durante i giorni dei gemellaggi si sono arrangiati a dormire per terra in sacco a pelo e oggi che sono a Lisbona, parecchi gruppi devono ogni giorno spostarsi per molti chilometri in pullman per dormire. Ma non si lamentano. Questa fatica è subito trasformata in qualcosa di bello. Perché insieme si suda, si canta, si balla, soprattutto ci si incontra. Per raccontare tutto questo, per i genitori dei ragazzi iscritti, Avvenire fa arrivare una copia digitale con le cronache quotidiane. E gli manda pure una newsletter. L’idea di informare per costruire ponti tra generazioni diventa occasione per condividere anche i gesti e le parole del Papa. I nostri figli sono venuti da soli fin qui, stanno facendo con le loro parrocchie e le loro diocesi un cammino di ricerca. Stanno giocando la partita della vita, occorre però giocarla insieme, giovani e adulti. Possiamo già oggi creare una nuova forza generatrice.