Gli indottrinamenti uccidono come le bombe. Sì, ma l'umanità è di più
Gentile direttore,
mi auguro che trovi il tempo per leggere questa email riguardante bambini sotto le bombe o sotto una dittatura. Sono una ricercatrice storica, già insegnante e madre di tre figli. Da anni mi occupo di razzismo e pregiudizi religioso politici dopo aver fatto lunghi studi su antiche lingue (tra cui l’ebraico biblico). La mia opinione è che i bambini sotto le bombe muoiono corporalmente, mentre quelli sotto una dittatura muoiono spiritualmente poiché vengono indottrinati da un’ideologia lava-cervello che impedisce loro di discernere tra il bene e il male. Penso che questa morte spirituale sia addirittura più terribile, un male contagioso, perché destinato a infettare attraverso il piccolo indottrinato la famiglia e la società di cui è parte. Ogni civiltà per essere tale dovrebbe essere basata sul dialogo e sul rispetto per il prossimo, oggi nei regimi illiberali si stanno formando bambini a cui viene rubata l’innocenza e la purezza. Le sarei molto grata se potessi avere un suo parere. La saluto con l’augurio di un tempo di pace e non di guerra.
Lei, gentile signora Myriam-Maria, mi ha scritto in diverse occasioni lungo questi miei anni di direzione di “Avvenire”. Le ricordo bene, tutte. Le sue lettere affrontano sempre temi e pongono problemi particolarmente complessi. Stavolta mi limiterò a dirle che penso come lei che la costrizione ideologica dei bambini sia un enorme misfatto e che l’esperienza violenta e sconvolgente della guerra a cui vengono sottoposti in troppe parti del mondo, e ora in terra d’Ucraina, sia parte di questo massacro della loro innocenza e della loro libertà tanto quanto l’uccisione fisica. Ogni giorno in più di guerra, di persecuzione, di discriminazione, di umiliazione e di respingimento è una ferita nella memoria e nell’anima per le persone che lo subiscono, e maggiormente per i piccoli. Ferite a lungo aperte e dolenti, prima di farsi cicatrici. Nessuno però è consegnato per sempre al male, persino a un male così profondo e abbrutente. Penso a Liliana Segre, mentre lo scrivo. Io credo nella capacità degli esseri umani di ricostruire la loro storia e nella possibilità di costruire una storia diversa proprio come credo in Dio. E credo che questo sia il senso e la grandezza della nostra libertà e dell’amore che noi, fatti a Sua somiglianza, possiamo esprimere. È una consapevolezza decisiva proprio in questi giorni angoscianti e terribili. Decisiva perché impedisce di disperare.