Gentile direttore, la proposta più interessante di integrazione al Migration Compact proviene, a mio avviso, dal Movimento internazionale di riconciliazione. Si potrebbe condensare così: chi arma paga. E consiste nel redistribuire i rifugiati tra i vari Stati europei in base al 'peso' di questi stessi Paesi sul mercato mondiale delle armi, secondo una logica presa in prestito dal diritto comunitario in materia ambientale (chi inquina paga). Ciò significa che nella ripartizione dei rifugiati si dovrebbe seguire il principio per cui quello Stato europeo che maggiormente tragga profitto – attraverso l’export di armi – dalla situazione di instabilità e conflittualità nei Paesi da cui si fugge dovrebbe anche assumersi una maggiore responsabilità in termini di accoglienza e protezione.
Fabrizio FlorisPenso anch’io che si tratti di una proposta sensata. Molto utile per far capire che cosa contribuisce ad accendere e alimentare «la guerra mondiale a pezzi» e a cogliere meglio le pesanti conseguenze di certe scelte industriali e commerciali. Come sa o come immagina, gentile signor Floris, non è affatto scontato che l’Italia (che pure sta facendo tanto e con encomiabile generosità sulla 'prima frontiera' dell’accoglienza) finisca per godere di qualche sconto. I dati sul nostro export di armi proclamano anzi le nostre corresponsabilità. Come abbiamo titolato in prima pagina lo scorso 7 maggio (anche altri, poi, si sono accorti del dato impressionante) le nostre esportazioni di armamenti tra il 2014 e il 2015 sono quasi triplicate: da 2,9 a 8,2 miliardi di euro. So bene che ci sono anche posti di lavoro italiani dentro quei numeri e che qui da noi ci sono (pur manomesse negli ultimi anni) regole sul commercio di armi più serie che altrove, ma non vendiamo bombe e altri arnesi letali solo a Paesi in pace (basta chiedere, per esempio, agli yemeniti bombardati dai sauditi). E purtroppo lo sporco gioco delle triangolazioni (o, se si vuole, dell’export di rimbalzo verso clienti impresentabili e sulla carta impossibili) non è ancora sventato a dovere.Marco Tarquinio