Il direttore risponde. Giovani, leggi non raccomandazioni
Caro direttore,
sono una madre molto preoccupata per il futuro dei propri figli, sin da quando erano piccoli li ho spronati a studiare affinché potessero avere un avvenire, ognuno secondo le proprie attitudini, ma oggi che il più grande si è laureato con lode mi viene da pensare a un film di Spielberg, “Schindler’s List”, totalmente in bianco e nero tranne che per l’immagine di una bambina con il cappottino rosso che tenta di nascondersi durante un rastrellamento nel ghetto ebraico. Lo spettatore vive per un attimo la speranza che la bimba possa essersi salvata ma poco dopo il cappottino spicca su una catasta di morti. Ho sempre pensato che il regista abbia voluto così sottolineare come la follia del nazismo abbia privato il mondo di belle menti. Oggi che il nazismo non c’è, vediamo giovani di talento appassire solo perché non hanno alle spalle una famiglia che possa aprire loro le porte del futuro. È terribile pensare che il proprio figlio possa essere quel cappottino rosso, soprattutto dopo averlo visto impegnarsi e studiare con serietà, alzandosi alle quattro e mezza del mattino per prendere il treno perché non c’erano i soldi per pagare l’affitto nella città dove frequentava l’università. Quante madri oggi si trovano nelle mie condizioni, quante madri hanno spronato i figli al sacrificio nella speranza di una vita migliore quando l’unico bene era l’intelligenza di cui erano dotati? Venerdì, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi con le sue parole ha reso ancora più forti i miei timori, per questo mi sono decisa a scrivere e a inviarle questa lettera. Io sono “nessuno” e probabilmente le mie parole finiranno cestinate ma, almeno, avrò la consapevolezza di non essere rimasta inerte a guardare.
Anna Diodati