Opinioni

LA GESTIONE GRILLINA DELLA SCONFITTA. Bisogna saper perdere (palco e politica)

Paolo Lambruschi mercoledì 24 aprile 2013
Il Movimento 5 Stelle da qualche giorno ha accentuato una deriva inquietante, da non sottovalutare. Per fortuna, sabato, sono finite in burla le incredibili reazioni di Beppe Grillo alla rielezione di Giorgio Napolitano, Ma il comico aveva strillato al "golpe", chiamando irresponsabilmente a raccolta i suoi perché non lo lasciassero solo in piazza davanti al Parlamento. Poteva finire male, per la presenza tra la folla di estremisti rossi e neri, ma grazie a un rigurgito di buon senso è stata la folla – non oceanica, in verità – a restare sola perché il leader genovese ha rinunciato a piombare nella notte su Montecitorio, ripiegando su un arrivo domenicale e praticamente senza apparizioni pubbliche. Anche il "golpe" è stato declassato dallo stesso Grillo in 24 ore a "golpe bianco". La marcia su Roma dei grillini si è insomma sgonfiata da sola e a farne le spese alla fine sono stati alcuni parlamentari avversari apostrofati davanti a Montecitorio e nelle osterie adiacenti in quanto "golpisti" dai manifestanti. Ma i fatti del fine settimana non vanno liquidati come goliardate anti casta.Partiamo dall’accusa di golpe. Napolitano è stato rieletto con i voti di circa due terzi dei parlamentari. Potrà non piacere a Grillo e ai suoi questo sistema dei partiti, come potrà non piacergli lo stesso Napolitano e certo non piace a moltissimi italiani la legge elettorale che non consente di esprimere preferenze. Ma fino a prova contraria le elezioni si sono svolte in modo legittimo e democratico – tanto che lo stesso "Porcellum", che anche Grillo non voleva si cambiasse prima del voto, ha fatto eleggere tanti "cittadini parlamentari" – e hanno prodotto il Parlamento che, integrato dai delegati regionali, ha infine ri-scelto Napolitano. Punto. Si può criticare, ma in democrazia le sconfitte si accettano senza ricorrere con parole violente alla piazza millantando, come ieri faceva la capogruppo grillina alla Camera Lombardi, un largo consenso popolare. Quale? La candidatura proposta dal M5S, il giurista Stefano Rodotà secondo le cifre finalmente rese note ieri sulle consultazioni via web dei tesserati per eleggere il candidato al Colle, aveva ricevuto la bellezza di 4.677 preferenze. Domanda: per quale ragione il candidato di nemmeno cinquemila italiani, indicato con ristrettissime consultazioni on line, sarebbe stato più "democratico" e "legittimo" del capo dello Stato votato dalle Camere riunite e integrate? E da quando il web nella Costituzione nata dalla Resistenza ha sostituito il Parlamento nella rappresentanza popolare?Se davvero vuole costruire qualcosa, Grillo usi le parole con maggiore responsabilità. Il leader di un partito che prende milioni di voti non può usare gli stessi toni del comico in uno spettacolo teatrale, giocando con le parole e allo sfascio. È anche per lo scarso rispetto per le istituzioni da part di troppi che siamo a questo punto... Viene, però, il dubbio che i cinquestellati, che avrebbero voluto imporre al popolo le scelte di un club di "illuminati" del web, vogliano trasformare il Paese in una fotocopia del loro movimento, dove pochi decidono e tutti obbediscono. Sono aspetti da "dittatura 2.0" da non sottovalutare. In Friuli dove la frenata del Movimento è stata stridente, lo hanno capito per primi.