Quando maggio è ormai al traguardo, la solita, annuale preoccupazione ha lasciato il campo a una dura certezza: non avendo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, i tantissimi cittadini italiani con disabilità hanno capito che, nella prossima estate ormai alle porte, non partiranno per alcuna vacanza. Di solito, infatti, a quest’epoca dell’anno le varie associazioni e i centri pubblici cui i disabili afferiscono, hanno già comunicato tempo e luogo dei soggiorni, dando ai portatori di handicap e alle loro famiglie e familiari, la possibilità di un indispensabile momento di svago e di riposo. Non era difficile immaginarlo, dato il clima nel quale siamo immersi in questi giorni nei quali si susseguono notiziari quotidiani che annunciano manovre, risparmi, sacrifici, limature su bilanci di enti locali già corposamente dimagriti nel corso del tempo. Lo scorso anno, a causa di ingenti tagli a livello comunale e regionale, vi era stata una significativa stretta. La gran parte dei soggiorni aveva subìto un ridimensionamento temporale, ma almeno – sebbene con fatica e creando non poca ansia – in qualche modo si era riusciti a partire. Oggi, però, la situazione sembra incomparabilmente più seria, mentre le nuove misure all’orizzonte lasciano presagire crescenti ristrettezze. La Regione Lazio, ad esempio, ha deciso per il 2010 un ulteriore taglio dei fondi destinai alle strutture di tipo extraospedaliero per la riabilitazione dei disabili (centri ex art. 26), con la conseguenza che i soggiorni estivi a carico del Servizio sanitario regionale verranno ridotti. Laddove possano, le famiglie dovranno quindi versare quote di partecipazione per le attività riabilitative in regime residenziale o semiresidenziale.Sempre strette tra radicati sensi di colpa, una quotidianità che si fa passo dopo passo più impervia fisicamente e mentalmente, la frustrazione per la facilità con cui si è messi in un angolo, confinati a tacere (dopo le solite, mirabolanti promesse delle campagne elettorali, come è appena avvenuto un po’ in tutte le regioni in occasione delle recenti elezioni), le famiglie si ritrovano sole, sfibrate, talora disperate. Ancora una volta, la loro unica chance rimane il volontariato e l’associazionismo. Pur trattandosi di settori nei quali l’Italia eccelle, non possiamo lasciare a questi ambiti tutta la responsabilità di un impegno che, invece, dovrebbe e deve essere in primo luogo a carico della politica. Il tentativo di giungere a una vera integrazione non può che essere una priorità per una Repubblica al servizio dei suoi cittadini. Mai come in questo campo sono i fatti che contano. Eppure ciclicamente viene messa in atto la stessa strategia: nei momenti di magra, sono sempre le somme e le energie destinate ai disabili e alle loro famiglie a essere tagliate per prime.Una politica, un’amministrazione e una società che "dimenticano" il prossimo più in difficoltà, hanno una responsabilità enorme, mostrando il proprio volto peggiore. Le vere vittime di ogni crisi economica, si sa, sono sempre i più deboli. Lo insegna la storia, e lo conferma quella fatica quotidiana di molti che è qui, dinanzi a noi, sotto i nostri occhi. Basta volerla guardare. È una realtà che chiama tutti in causa.Almeno si eviti che, anche quest’anno, i soli abbandoni a cui la stampa, i media e la nostra sensibilità politicamente corretta daranno ampio risalto siano quelli dei poveri cani lasciati derelitti sull’asfalto bollente.