Due morti "distanti" che ci parlano. Furto e dono sotto al sole
Una vita rubata, una vita donata. Camara e Fernando: due notizie di "nera" irrompono in un inizio di weekend che è già di piena estate, con le spiagge affollate, le mascherine in via di estinzione (all’aperto) e gli Azzurri pronti a calciare. Eppure, la cronaca incalza. Camara, trovato sul ciglio della strada, stroncato dalla fatica e dal caldo nei campi del Brindisino. Fernando, il cuore scoppiato dopo aver portato a riva la figlia adolescente e le sue amiche, minacciate dalle onde nel Cagliaritano.
Due tragedie accadute in luoghi distanti, circostanze differenti, protagonisti appartenenti a mondi lontani, apparentemente agli antipodi. La prima vittima è un immigrato maliano, avvezzo a spostarsi da una periferia all’altra d’Italia per guadagnarsi il pane, e in qualche modo costretto a zappare la terra sotto il sole, a 40 gradi di temperatura, in cambio di un compenso di 6 euro l’ora. La seconda è un uomo maturo, uno di quei padri che in un giorno libero, spensierato, di vacanza e di ozio, accompagnano le figlie in spiaggia, e vigilano discretamente su di loro, pronti, in caso, a intervenire.
Due tragedie – ancora – quasi in contraddizione una con l’altra. L’esistenza di Camara è stata rubata a soli 27 anni da condizioni di lavoro disumane: lo dirà meglio l’inchiesta, ma è un fatto che il sindaco di Brindisi abbia emanato un’ordinanza in cui d’estate si vieta l’impiego di braccianti nelle ore più calde, quando il sole è a picco. L’esistenza di Fernando invece si è compiuta in un giorno di svago, ed è stato un estremo atto d’amore, si può dire il più eroico e insieme naturale per un essere umano: proteggere un figlio a qualsiasi costo, anche fino a perdere sé stesso.
Un furto e un dono sul filo tra vita e morte. Perché Fernando il suo futuro l’ha donato, ridando vita alla figlia. Mentre a Camara, arrivato in Italia dal Mali, il futuro è stato rubato, rapinato da condizioni di lavoro disumane, e un’altra vita possibile non si realizzerà. Era già accaduto a Paola Clemente, la bracciante pugliese pagata 2 euro l’ora, morta di caldo e di fatica il 13 luglio 2015. Allora si disse "Mai più" e anche in suo nome fu approvata la legge che contrasta il caporalato e lo sfruttamento in agricoltura. Un furto e un dono si sono incrociati sul filo tra vita e morte, in un pomeriggio italiano di troppo sole, di troppo caldo.