La candidatura. Europei 2032 Ponte (sospeso) Italia-Turchia
La candidatura congiunta Italia e Turchia per i prossimi Europei di calcio del 2032 fa venire in mente una scena esilarante del film premio Oscar di Gabriele Salvatores, Mediterraneo, in cui il losco mercante nella greca Kastellorizo incontra il manipolo di soldati italiani allo sbando e li saluta con un sarcastico e speculare «italiani, turchi, una faccia una razza». Cancellando subito la discriminante razza, resta la faccia, e quella non è sempre salva, specie quando il calcio diventa un fatto di equilibri geopolitici prima che un evento sportivo. Anche se il presidente della Figc Gabriele Gravina prova a rassicurarci con un diplomatico «il progetto, oltre ad avvicinare due realtà consolidate nel panorama calcistico europeo, esalta i valori di amicizia e cooperazione, coinvolgendo due mondi contraddistinti da profonde radici storiche, due culture che, nel corso dei millenni, si sono reciprocamente contaminate influenzando in maniera sostanziale la storia dell’Europa mediterranea.
Il calcio vuole essere un ponte ideale per la condivisione delle passioni e delle emozioni legate allo sport». Quel ponte culturale, a ben vedere, potevamo capirlo se lo avessimo gettato dalla nostra Magna Grecia ad Atene e non sul Bosforo dove domina incontrastato il presidente Erdogan, sultano assoluto della Turchia. C’eravamo appena ripresi dall’umiliante assegnazione dei Mondiali di calcio in Qatar, Paese che con la stessa velocità con cui produce petrodollari riesce a violare i diritti umani, che ci tocca subito fare i conti con l’altrettanta antidemocratica Turchia. La strategia della Federcalcio ci pare un po’ azzardata, quanto in contraddizione con i bei proclami sull’etica e il rispetto della dignità umana che dovrebbe garantire ogni Paese organizzatore di eventi internazionali come un Europeo di calcio.
Con l’accordo tra la nostra Federcalcio e la Turkish Football Federation, l’Italia abbraccia Istanbul e piuttosto che perdere l’occasione d’oro di salire sull’Eurostar si fa piacere anche la partnership con il Paese guidato con pugno duro da Erdogan. Nel 2032, il suo lungo governo, oltre le forzature costituzionali, dovrebbe essere decaduto, in quanto non è previsto il quarto mandato. Ma il condizionale è d’obbligo. Come il condizionale resta in merito al buon fine della candidatura Italia-Turchia che verrà valutata dalla Uefa il prossimo ottobre.
Quella della doppia sede degli Europei non è certo una novità, già sperimentata con Belgio-Paesi Bassi nel 2000, Austria-Svizzera 2008, Ucraina-Polonia 2012, ma si trattava di Paesi confinanti e davvero culturalmente molto affini. Lo spirito europeistico lanciato per i Campionati itineranti del 2020, quelli slittati per la pandemia e vinti nel 2021 dall’Italia, ci sembrava una formula ancora idonea, ma evidentemente c’è chi ha pensato a un’opera più buffa di quella di Rossini e adesso gioca a fare Il turco in Italia.