Strade e regole. Ma Fleximan, il nemico degli Autovelox, è più vandalo che eroe
Fleximan: un vandalo o un eroe? La prima definizione gli sta addosso come un abito sartoriale, per la seconda è lecito aprire un dibattito. Che sui social impazza da tempo, con esiti inquietanti perché in rete di solito non si non discute ma ci si spara. E qui sta accadendo proprio questo. Eserciti di cittadini apparentemente integerrimi che propongono la sedia elettrica per chi non vuole rispettare le regole e che per evitarle le sega addirittura in due contro battaglioni di ribelli cronici che se potessero farebbero santi subito i geni ai quali hanno associato un nome da eroe dei fumetti che girano nottetempo per l’Italia a distruggere gli autovelox liberando il popolo dalla "vessazione" della multa per eccesso di velocità.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, da giorni in mezza Italia ignoti Zorro armati di flessibile e strumenti affini sabotano o distruggono i macchinari piazzati sulle strade per incastrare chi corre troppo. Qualcuno viene scoperto e fermato, altri scompaiono e si preparano a colpire di nuovo. Mentre è scattata una surreale caccia all’uomo e l’emulazione moltiplica i taglialegna del palo della discordia, stiamo perdendo la buona occasione di trasformare un fatto che era e resta un reato – e sul quale non esiste fare distinguo – in un dibattito costruttivo su regole in alcuni casi ingiuste perché applicate dove non c’è ragione che lo siano. Servono invece alternative e soluzioni per evitare che ogni volta gli scontenti più agguerriti decidano di "farsi giustizia" da soli, passando inevitabilmente dalla parte del torto anche se e quando partono da una più o meno consistente base di ragione.
Che gli autovelox siano un utilissimo mezzo per obbligare gli automobilisti a moderare la velocità, riducendo gli incidenti e la gravità delle loro conseguenze è una verità innegabile. E che le forti multe previste per chi viene fotografato oltre i limiti possano servire come deterrente lo è altrettanto. Ma è anche vero che l’accanimento è il peggiore nemico della legge, e se l’Italia è il Paese con più autovelox in Europa pur non essendo il più indisciplinato, allora qualche sospetto viene. Soprattutto constatando che molti di questi apparecchi vengono posizionati in arterie di scorrimento alla periferia delle città senza attraversamenti pedonali da proteggere, tarati su limiti di velocità a volte molto bassi e con l’unica apparente motivazione di permettere ai Comuni di fare cassa.
Nemmeno questa però è una giustificazione per violare le norme che si ritengono ingiuste, specie vandalizzando gli strumenti che le rendono possibili. La disobbedienza violenta è quasi sempre la negazione della ragione, ma a volte il sintomo di una stanchezza. Quella di chi fatica a sopportare di pagare sempre e di avere poco in cambio, suddito di uno Stato che ti massacra di verbali mentre percorri vie male asfaltate che non rattoppa, con cavalcavia fatiscenti, ponti che crollano, autostrade dal pedaggio carissimo dove si procede a passo di lumaca con lavori in corso perenni e per le quali non esiste un autovelox al contrario che ti rimborsa se sei costretto a viaggiare a zero chilometri l’ora.
Le imprese dei Fleximen comunque dimostrano almeno due cose che già sappiamo: l’innata propensione anarchica degli italiani e l’attitudine ad applicare la massima di Winston Churchill. Di solito, diceva lo statista britannico, se due persone fumano sotto il cartello che lo vieta, le multi; se le persone sono venti, chiedi loro di spostarsi. Ma se diventano 200, il cartello lo togli.
Fleximen questo ha fatto, senza averne l’autorità, naturalmente. Diventando per molti un moderno Robin Hood. «Beato il popolo che non ha bisogno di eroi», scrisse Bertolt Brecht. Ho sempre pensato invece che sono beati quei popoli che trovano eroi positivi. E li onorano come meritano. Altrimenti, quando non ci sono, noi ce li fabbrichiamo. Anche con materiali scadenti. E il risultato spesso è inquietante.