Opinioni

«Ero straniero. L’umanità che fa bene». Firme per un’Italia e un mondo più giusti

Virginio Colmegna* e Camillo Ripamonti** venerdì 27 ottobre 2017

Caro direttore,
si conclude in questi giorni la campagna Ero straniero. L’umanità che fa bene per la presentazione di una legge di iniziativa popolare che adegui la legislazione italiana sull’immigrazione al cambiamento delle caratteristiche dei flussi migratori. Siamo riusciti ad arrivare a oltre 70mila firme in un tempo che potremmo definire strumentalmente ostile verso le persone immigrate. Nell’era del digitale, lo abbiamo fatto attraverso una modalità di vera democrazia partecipata, scendendo nelle piazze, coinvolgendo parrocchie, incontrando la gente, ascoltando e proponendo, cercando di alimentare il dibattito e il confronto invece della polemica e dello scontro, chiedendo di apporre una firma per la proposta di legge.

Non abbiamo chiesto una delega in bianco, ma l’assunzione di responsabilità personale per un futuro che può cambiare solo partendo da ciascuno di noi. Lo abbiamo voluto fare certi che è sempre più urgente promuovere un vero cambiamento. Un cambiamento culturale che cominci tenendo in considerazione le paure della gente, partendo dalla 'pancia' per arrivare fino alla testa e al cuore. Un cambiamento pratico che diffonda quelle buone prassi che esistono, ma faticano a essere replicate. Lo abbiamo voluto fare in una compagine trasversale di realtà promotrici e sostenitrici perché pensiamo che in gioco ci sia il bene di tutti in una società plurale. Infine, lo abbiamo voluto fare in quanto realtà cattoliche perché essere stranieri è costitutivo del nostro essere cristiani, come si diceva già nella prima epoca cristiana: viviamo nella nostra patria, ma come forestieri; partecipiamo a tutto come cittadini e da tutto siamo distaccati come stranieri, ogni patria straniera è patria nostra, e ogni patria è straniera.

Ma, soprattutto, lo abbiamo voluto fare perché la costruzione di un mondo di giustizia e di pace passa attraverso l’accoglienza e lo straniero simboleggia ogni diversità, in primo luogo quella delle persone più fragili e emarginate. Ero straniero... e mi avete accolto non ci richiama solo la scena del Giudizio universale, ma ci indica quale società vogliamo costruire e in che mondo vogliamo vivere, un mondo non solo più giusto ma un mondo più umano, perché l’umanità fa bene: accogliere l’umanità dello straniero, del diverso da noi, di chi sta ai margini ci rende ogni giorno più umani.

*Sacerdote, presidente Casa della Carità di Milano

**Sacerdote, presidente Centro Astalli Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia