Cosa cambia. Fifa, Uefa, Superlega: trova le differenze
La sede Uefa (Unione delle Federazioni calcistoche europee)
La verità è che si capisce poco se non proprio nulla. Fatichi persino a distinguere i buoni dai cattivi. Perché se trovi difficile tifare per chi vuole organizzare un torneo per soli ipermegaclub non è poi tanto differente giocare un mondiale in un Paese senza cultura calcistica come il Qatar. Le parole “merito”, “libertà” preserviamole per situazioni più nobili, qui servono solo come svolazzo poetico a nobilitare il prosaicissimo concetto di “business”.
Caro tifoso del Sudtirol, o della spagnola Huesca o del Notts County, non preoccuparti più di tanto. Per te cambia poco, continuerai a stare alla finestra rimpiangendo la purezza del tempo andato, quando il Verona batteva Milan e Juve e intanto speri che arrivi un emiro o un fondo americano a trasformare il tuo piccolo team in uno squadrone. Succede, è successo più spesso di quanto credi: al City che era il volto perdente di Manchester come al Psg e adesso al Newcastle, per tacere del Lipsia che si chiamerebbe RedBull ma non va detto perché lo sponsor non può essere proprietario e allora lo si abbrevia in RB. E vai di quiz a scoprire cosa significa.
Gianni Infantino è il presidente della Fifa - Foto di archivio
Dunque, riassumendo, la corte di giustizia europea boccia lo stop di Uefa (calcio europeo) e Fifa (calcio mondiale) al progetto Superlega che prevede un torneo a 64 squadre divise in tre serie (star, gold e blue) con una fase a gironi e una a eliminazione diretta. In parallelo l’anno prossimo, le federazioni contrarie alla superlega, daranno vita alla nuova Champions league non più a 32 ma a 36 squadre a girone unico, con otto partite a testa, quattro in casa e quattro fuori. Considerato che anche la superlega prevede promozioni e retrocessioni trova la differenza. Sempre che esista. O meglio se segui i soldi secondo l’antica regola investigativa, faticherai a distinguere un torneo dall’altro. Però la differenza c’è. Se tifi Juve o Barcellona o Real Madrid sarai per la superleague. Se ami la Roma, la prima italiana a dirsi contro, o le spagnole di secondo livello sei per la Champions.
Fa eccezione il Bayern Monaco che dovrebbe essere per la super e invece appoggia Uefa e Fifa ma si sa i tedeschi sono strani e poi i hanno i bilanci in regola, perché dovrebbero lasciare la vecchia strada per un’incognita? Caro tifoso del Sudtirol, dell’Huesca, o del Notts County, dammi retta, prova ad affezionarti a una compagine d’élite, vanno bene anche l’Atletico Madrid o il Benfica, perché altrimenti rischi di non vedere mai nessun campione dalle tue parti e non vincerai mai niente. Capiterà che qualcuno legherà promozioni e retrocessioni a bacino d’utenza e titoli sportivi e sarai fregato.
C’era una volta la Sampdoria campione d’Italia, c’era una volta il Torino che eliminava il Real Madrid, c’era una volta Maradona impegnato per beneficenza nel campo fangoso di Acerra. Soprattutto c’era il pallone giocato ovunque nei cortili e nelle piazze. Adesso anche i ragazzi imparano a calciare e correre, a pagamento nelle scuole calcio. L’abdicazione di una passione al business forse inizia lì.