Il direttore risponde. Feste e «segni» da rispettare
Luca&Stefania Fraschetti, Roma
Sento, cari amici, di non avere propriamente una "risposta" da consegnarvi, ma piuttosto una consapevolezza (anche da genitore) che affianca la vostra. È vero, dobbiamo fare i conti con una tendenza insensata eppure apparentemente irrefrenabile a 'smontare' riferimenti, riti e feste che hanno radici profonde nella religiosità cristiana ma anche altrettanto potenti significati civili e rappresentano parte cruciale della cultura del nostro popolo.Quello che mi sembra più grave è che questa strisciante e sistematica opera di rimozione, svuotamento e parziale sostituzione (l’importazioneimposizione della festa di Halloween ne è un esempio) si va intensificando. Ma c’è di più, e di peggio: diventa, infatti, spesso difficile capire se alla base di tutto questo ci sia più malizia o più pigrizia. Se cioè prevalga un’ideologia ostile o la pura e semplice voglia di fare il meno possibile, di cancellare scadenze impegnative, di evitare problemi (veri o presunti). Quasi che, dopo l’insulso gioco dei travestimenti (come quello della nascita di Gesù Cristo in "festa della luce"), si cominci a tentare quello delle esclusioni programmate (all’insegna del festa è solo quando lo dico io)... Devo dire che il dubbio è quasi meglio della sua soluzione, che sarebbe in ogni caso triste. Ma noi non possiamo rassegnarci alla tristezza e non possiamo ritirarci su nessun "Aventino". Il Natale, la Pasqua, la festa della Mamma o del Papà non sono un obbligo per alcuno e noi sappiamo meglio di chiunque altro che non sempre queste feste sono "usate" con intenti limpidi nella nostra società dei consumi (e delle cento e voraci astuzie mercantili). Ma bisogna avere il coraggio di dire a chiare lettere che non possono e non debbono essere tolte di mezzo proprio in uno dei "luoghi"– la scuola, e soprattutto la scuola materna e dell’infanzia – nei quali possono essere vissute con felice gratuità e gratuita capacità di dono.Quale lezione può essere più grande e utile? Per questo, cari signori Stefania e Luca, avete fatto bene a farvi sentire. Continuate a farlo, e altri lo facciano. Sapendo che Avvenire fa e farà altrettanto. E a quelle maestre e a quei maestri che sono tentati dalle "cancellazioni d’autorità" un appello serio e pressante: non scippate piccoli e famiglie dei mitici "lavoretti" e dell’impegno e dell’allegria che li accompagnano. Sono un segno, proprio come le feste grandi e piccole che scandiscono il tempo delle comunità e gli danno profondità.Esaltate il significato di questi segni buoni. Rispettatelo, rispettateci.