Utero in affitto: l'urgenza di un impegno condiviso. Fermiamo subito la nuova schiavitù
Caro direttore,
solo "Avvenire" propone alla riflessione comune la vergogna di una pratica schiavista sofisticata del nostro tempo a carico delle donne: l’affitto dell’utero. Una pratica che con trasposizione lessicale fraudolenta viene chiamata "maternità surrogata". E meno male che anche la nota intellettuale femminista francese Sylviane Agacinski lancia il suo giusto e pressante allarme: si sveglino le femministe e anche gli ecologisti di professione.
Il corpo delle donne come una incubatrice o un locale in affitto. Tra l’altro queste "volontarie a pagamento" sono sottoposte a rigidi controlli: sono schiave! Giuridicamente i figli saranno obbligatoriamente iscritti all’anagrafe da chi li denuncia e di figlio in figlio avviene una "transumanza umana" che sembra non scandalizzare ancora (quasi) nessuno. Questo orrore fa il paio con un’altra tecnica di fecondazione assistita – madre artificiale – che prevede la fusione di due ovociti. Anche in questo caso l’eterogenesi è affidata alle parole: si usa questo metodo – si dice – per la sicurezza sanitaria. In tal modo, però, non si sa a quale delle donatrici attribuire la avvenuta fecondazione: per la prima volta si altera la certezza della maternità biologica!
Come è evidente, è sempre il corpo della donna a essere usato come strumento di generazione, lontana da un concetto di procreazione che deve essere aiutata, quando serve, come quando si rimedia a una malattia, ma che non può essere un "servizio" da acquistare.
Mi angustia constatare tanta ipocrisia e contraddizione. In questi giorni – nemmeno ricordavo – sono stata ringraziata da un animalista perché a suo tempo – tanto tempo fa, quando ero ministro della Sanità – avevo decretato contro l’esportazione abusiva di cani a scopo di vivisezione. Gli ho suggerito che questo è un tempo in cui mettere in campo almeno lo stesso impegno a salvaguardia dell’umanità.
Un Parlamento, ancorché democratico, può avere il potere di mettere le mani sulle future generazioni, di alterare fenomeni biologici? E perché? Che diritti individuali, egoistici – oppure ideologici ed economici – possono avere priorità rispetto alla dignità umana? Condivido l’idea, avanzata da Vittorio Possenti, di prevedere una fattispecie di «crimini contro l’umanità».
Tutti gli avversari degli Ogm, tutte le femministe, tutti gli uomini e le donne di buona volontà, non pensano che sia una sfida da raccogliere quella di una «ecologia integrale», che – senza escludere, per drammatico paradosso, proprio l’essere umano – assume la responsabilità di custodire tutto il creato? La Laudato si’ ci offre una "road map", un itinerario di purificazione dei nostri comportamenti a favore delle generazioni che verranno. È l’ora di cominciare.