Il direttore risponde. Femminicidio è brutto, ma utile contro l’orrore
Caro direttore,
se nel mondo viene uccisa una donna ogni 8 minuti (prima che io finisca questo testo il pianeta sarà privato di quattro donne), in Italia tale delitto si compie ogni 2 giorni e mezzo e viene chiamato "femminicidio". Uno dei soliti sondaggi di fine anno (pubblicato proprio nel giorno in cui una donna è stata strangolata dal "compagno" a Gioia del Colle) ha eletto "femminicidio" parola del 2013. Si può giusto riconoscere l’efficacia della parola nel fatto che, essendo brutta, ricalca l’orrendo delitto che vuole rappresentare. Femminicidio riempie sempre più pagine di giornale e tempi radiotelevisivi: è una parola cacofonica, lunga, e in ultima analisi non necessaria. Non credo ci sia bisogno dell’Accademia della Crusca per dimostrare tale asserzione. In qualsiasi disciplina umana si dovrebbero rispettare le leggi dell’eleganza e dell’economia. Esiste già un lemma semanticamente appropriato, elegante e breve. Questo è "ginocidio", tra l’altro assonante al genocidio, di cui è parte. Ginocidio è scorrevole e per niente astruso. Non ho mai visto una donna andare dal femminologo, tutte invece prima o poi vanno dal ginecologo . L’omologo maschile di ginocidio è androcidio, parimenti preferibile al deprecabile maschicidio. Il delitto è destinato ad aumentare e ragioni graficonomiche fanno preferire gino- a femmini-. Tre lettere in meno, che moltiplicate per migliaia di articoli significheranno la vita di alberi infiniti (ma se fosse anche un solo albero, e se questo fosse proprio quello che salva la vita a una donna che sta scappando?). In definitiva, usare la parola giusta significa prevenire un albericidio, brutta parola anche questa. Non è meglio fitocidio?
La saluto molto cordialmente
Gabriele Bronzetti, Bologna