Opinioni

La fede e la ragione, non la spada oltre la follia della guerra dei mondi

Marco Tarquinio mercoledì 1 giugno 2016
Gentile direttore,
il lettore Teresio Ticozzi, venerdì 20 maggio, su "Avvenire" ricorda il discorso di Benedetto XVI al Parlamento tedesco del 22 settembre 2011. Fu un intervento da grande teologo e da grande filosofo. Pure lei ricorda quello splendido discorso e l’efficace citazione biblica. Qualche anno prima, il 12 settembre 2006, papa Benedetto durante una lectio magistralis all’università di Ratisbona, pronunciò delle frasi sull’islam non sue ma di Manuele Paleologo (francamente non so chi sia): «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane come la direttiva di diffondere la fede per mezzo della spada». Fu subissato di critiche e di insulti violenti. Signor direttore, cosa disse di così offensivo papa Ratzinger? Grazie e buon lavoro.
 
Orlando Torrini Pontassieve (Fi) Manuele Paleologo era un dotto imperatore di Costantinopoli. Il penultimo, per l’esattezza. Per le Chiese Orientali è anche un santo. Certamente può essere considerato un fine politico. E fu soprattutto per laica visione politica e seria necessità che si fece strenuo fautore del superamento dello scisma tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse (nella speranza di propiziare anche un’alleanza politico-militare tra Occidente e Oriente cristiani per contenere i turchi che stringevano d’assedio i suoi sempre più magri e fragili possedimenti territoriali e la sua possente capitale). Quello sforzo culminò nel 1439 con la concordia ristabilita al Concilio di Firenze. Un accordo fatto in meno di un anno, e disfatto in un amen, purtroppo. Come vede, gentile signor Torrini, Manuele Paleologo ebbe in qualche modo a che fare anche con la sua terra toscana... Ma veniamo alla citazione. Il problema non è tanto ciò che Benedetto XVI disse a Ratisbona, ma ciò che gli venne fatto dire. La citazione del Paleologo era infatti interna a un profondo e persuasivo ragionamento sulla necessità di rinunciare all’idea che una fede, qualsiasi fede, possa imporsi con la violenza e la sopraffazione. E conteneva una positiva e splendidamente ratzingeriana sfida al pensiero laico per realizzare col pensiero religiosamente ispirato un fecondo incontro sul piano della ragione. Un dono lungimirante, anzi direi permanentemente attuale, e davvero per tutti, prezioso per il mondo, e in modo speciale per il nostro Paese e per la nostra stessa Chiesa. Eppure si tentò di trasformare subito quella mano tesa in uno schiaffo all’islam. Perché? Un po’ per ignoranza e molto per malizia (soprattutto, ma non solo) mediatica. Ma si sa: chi ascolta davvero, capisce. E questo è poi accaduto (penso, per esempio, all’iniziativa dei saggi musulmani "Una Parola comune tra noi e voi"). Il problema, gentile amico lettore, sono sempre le presunzioni e le ubriacature di coloro che pensano solo alla guerra dei mondi e non a far crescere la pace, che – come ci ha ricordato papa Francesco nel messaggio per la giornata della pace 2016 – «è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo».