Il direttore risponde. Il fascino e l’urlo del male sconfortano Ma è soltanto Dio che può tutto
Caro direttore,è davvero sconvolgente sapere che lo schianto dell’aereo sulle Alpi francesi, sia stato volutamente provocato. Mi chiedo a cosa servano lunghe ore di addestramento, puntuali e accurate manutenzioni, tante norme restrittive e cospicui investimenti per la sicurezza, quando un uomo solo, può comunque decidere il destino di centinaia di persone, assecondando esclusivamente il suo terribile desiderio di morte. E da oggi cosa faremo salendo su un aereo? Sono proprio sconfortato.Michele Massa, Bologna
Caro direttore,sabato 13 marzo sono andato a Genova Nervi, bellissima delegazione del levante cittadino, un luogo che frequento spesso anche per la passione per lo sport della canoa. Dopo una uscita in mare, alle 17 ero ancora vicino al porticciolo, alcuni ragazzierano sul molo e uno di loro, per dimostrare coraggio, si era seduto sulla ringhiera tentato dall’idea di tuffarsi in mare da circa 8 metri di altezza. Gli amici, pronti a filmarlo con i cellulari, lo incoraggiavano. Lui tentennava. Poi, uno di loro improvvisamente lo ha spinto con le mani e lui è precipitato nel vuoto ma, non avendo potuto darsi la spinta necessaria, è caduto sul terrapieno sottostante, circa 7 metri più giù. Attimi terribili, il ragazzo non si muoveva più, il volto era una maschera di sangue. I soccorsi sono stati difficili. Io ho sentito il bisogno di pregare e mi sono recato nella Chiesa del Collegio degli Emiliani sovrastante il porto, ho informato l’anziano Padre Bianco dell’accaduto e lui mi ha detto che pochi istanti prima del tragico fatto aveva sentito urlare una bestemmia. Ho pregato davanti all’altare di san Francesco di Paola dov’è anche esposta l’immagine di Padre Pio. Ho poi saputo che, dopo due giorni nel reparto di rianimazione, il ragazzo è stato dichiarato fuori pericolo: se la caverà.Mi creda, ho ripensato spesso a quel gesto di spingere all’improvviso che poteva essere fatale, e alla bestemmia che era stata poco prima scagliata verso il cielo. Potrebbe quel gesto insensato essere stato ispirato proprio dal maligno incoraggiato dalla bestemmia? Il pilota tedesco malato che ha distrutto 150 vite umane con fredda determinazione potrebbe essere Stato ispirato dal maligno? La nostra libertà può essere usata per fare il bene ma anche per distruggere noi stessi e gli altri. Satana lo sa e tenta di ispirare le nostre azioni, portarci a compiere il male approfittando della nostra debolezza, delle nostre infermità, della nostra lontananza da Dio. Lo spirito del male ci acceca e ci distrugge, ma la croce e la preghiera sono armi potenti di autodifesa, usiamole a Pasqua e sempre, con convinzione e con perseveranza. Auguri a tutti.Carlo Chiaravalloti, Genova
Domande forti e implacabili, quelle dei due amici lettori. E che per questo non si possono ignorare. Comincio dalla sua, caro e gentile signor Massa: vedo che mi ha scritto di domenica mattina, evidentemente prima di aver letto “Avvenire”. Altrimenti, nel bell’editoriale di Marina Corradi pubblicato a pagina 2 e che ho titolato «Fidarci e affidarci: questa è la vita», avrebbe trovato non una presuntuosa risposta al suo umanissimo e dolente “cosa fare” (salendo in aereo, prendendo il treno o l’autobus, attraversando una piazza, entrando a scuola o in fabbrica…), ma decisivi elementi di riflessione sul “perché” lo facciamo e “con” chi. Mi auguro che l’abbia letto poi, e che le sia stata utile la luce vivida eppure gentile che offre a illuminare i motivi per cui l’orribile vuoto che ci si è spalancato davanti, e che ha tragicamente risucchiato la vita di un giovane pilota e di un intero aereo carico di persone e di promesse, ci sconvolge così tanto in un mondo pur segnato da troppi dolori e lutti. E vengo a lei, caro signor Chiaravalloti. Sono uno di coloro – tanti, più di quanti comunemente si creda – che davanti alla cieca trivialità di una bestemmia subiscono come una ferita e “reagiscono” chiedendo di non farlo più e, comunque, benedicendo il Nome offeso. La questione che lei pone di fronte a un dramma che a Genova è stato sfiorato e a bordo del jet tedesco si è invece compiuto è terribilmente seria. E io mi sento di dire solo quello che mi è stato insegnato e che cerco di non dimenticare mai: il maligno tenta e ci tenta a tutto, e può molto – come lei dice – proprio a causa della debolezza, della leggerezza o, all’opposto, della presunzione di noi esseri umani. Ma il maligno non può tutto, perché a potere tutto è soltanto Dio. So anche che c’è chi ha voluto e saputo raccontarci in modo suggestivo e profondo che gli altri «sono l’inferno», sono cioè la “casa” del diavolo, di colui che divide, che insinua il disamore e il sospetto mortale. E so che possiamo sperimentare – accade davvero ogni giorno – che questo non è necessariamente vero, anzi che spesso è vero esattamente il contrario. Gli altri sono complici della nostra salvezza, e noi della loro. Quando ci lasciamo convincere che non è così, quando ci convinciamo che la salvezza è nella “guerra”, in qualunque urto e dura sfida tra fratelli e sorelle, si aprono le porte dell’inferno. Per questo non possiamo arrenderci al male, comunque si manifesti e metta alla prova la nostra fiducia e la nostra speranza, l’umanità che ci è compito e dono.