Colletta alimentare. La spesa per chi non ce la fa: un'azione che aiuta e educa
Torna domani, sabato 26 novembre, la Giornata nazionale della Colletta Alimentare. I numeri dell’edizione 2021 sono impressionanti: 7mila tonnellate di cibo raccolto, 11mila punti vendita che hanno aderito all’iniziativa, quasi 5 milioni gli italiani che hanno donato, 140mila i volontari di ogni età e condizione sociale. Ma più impressionanti sono i numeri del bisogno: 5,6 milioni di persone vivono in povertà assoluta, oltre un milione e mezzo sono minori. E le 7.612 strutture caritative che ricevono cibo dal Banco Alimentare segnalano 85mila richieste di aiuto in più dall’inizio dell’anno.
« Davanti ai poveri non si fa retorica ma ci si rimbocca le maniche, attraverso il coinvolgimento diretto che non può essere delegato a nessuno». Le parole di papa Francesco, rilanciate nei volantini che invitano a partecipare all’iniziativa, sono come sempre all’insegna della concretezza e invitano a un’assunzione di responsabilità. La Colletta porta con sé una grande valenza educativa. Educa ad alzare lo sguardo «ad altezza d’uomo e di donna», a mettersi in gioco in prima persona, a recuperare il senso e il valore del “dare”, a fare i conti con l’umanità nella sua interezza, con le sue miserie e le sue nobiltà, a comprendere che tutti noi siamo una relazione e che la nostra umanità si realizza solo nell’incontro con l’altro. Qualche giorno fa una persona detenuta, che insieme ai volontari dell’associazione Incontro e Presenza sta organizzando la Colletta alimentare all’interno del carcere, mi confidava: “Fare il bene mi fa bene, mi restituisce la dignità di persona. Non cancella i miei errori, ma mi aiuta a capire che anche se ho sbagliato non sono riducibile al male che ho commesso”.
Dentro il dono di una scatoletta di tonno o di un pacchetto di caffè c’è l’occasione per una conversione del cuore e per riconoscere il bisogno che ciascuno di noi ha. Don Luigi Giussani, che insieme all’imprenditore Danilo Fossati (fondatore della Star) è all’origine della storia del Banco Alimentare, nel 1961 scriveva che «la legge suprema del nostro essere è condividere l’essere degli altri, è mettere in comune se stessi (…). La parola carità riesco a spiegarmela quando penso che il Figlio di Dio, amandoci, non ci ha mandato le sue ricchezze come avrebbe potuto fare, rivoluzionando la nostra situazione, ma si è fatto misero come noi, ha condiviso la nostra nullità».
Un gesto come la Colletta educa le coscienze e insieme è un contributo alla costruzione della pace, una parola che di questi tempi è nel cuore di tanti ma che troppo spesso appare come qualcosa di inaccessibile alla gente comune, un compito che riguarda i potenti, i diplomatici, chi ricopre responsabilità istituzionali. E invece la costruzione della pace è affar nostro, ci riguarda in prima persona, interpella la responsabilità di tutti, va declinata in gesti concreti, ognuno nella condizione che vive. Per questo da tempo il Papa prega e chiede di pregare affinché tutti noi diventiamo artigiani di pace. Perché, come ha detto recentemente, «la pace si fa artigianalmente, con il mio lavoro, la mia condivisione ». Attraverso i gesti che pescano nella vita di tutti i giorni, come fare la spesa per chi non ce la fa. © RIPRODUZIONE RISERVATA