A voi la parola. Far crescere il dialogo amico con l'Iran che vota Rohani
Gentile direttore,
dal punto di vista di politica internazionale, domenica 21 maggio è stato, a mio avviso, un giorno da non dimenticare. Infatti, nel mentre il nostro stimato presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si complimentava con il presidente dell’Iran Hassan Rohani per la sua rielezione a capo dello Stato: «…così che le autorità di Iran e Italia sapranno cogliere ogni opportunità nel comune impegno per la stabilità regionale e il dialogo tra le nazioni e per approfondire i vincoli di amicizia che legano i nostri popoli, eredi di millenaria civiltà», il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella sua visita a Riad, nel discorso davanti a re Salman dell’Arabia Saudita e ai vari leader di 55 Paesi a maggioranza islamico- sunnita definiva, tra l’altro, l’Iran islamico-sciita quale Stato finanziatore di armi e terrorismo e affermava il dovere di tenerlo «isolato». Due punti di vista, se così si può dire, diametralmente opposti. A chi dare ragione dunque? Indubbiamente, e non di certo per campanilismo o partigianeria, al nostro stimato e amato presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tenuto conto, ormai lo sanno anche i bambini, che i principali finanziatori del terrorismo islamico hanno base proprio in quella Penisola arabica dalla quale il presidente Trump stava parlando... .
Clemente Carbonini Tirano (So)Sono d’accordo con lei, caro amico. E condivido profondamente l’auspicio del presidente Mattarella.