A voi la parola. Fame e post futili Usiamo tutto ciò che può aiutare a cambiar le cose
Caro direttore,
stridenti e dolenti contrasti. In Africa, ci sono 260 milioni di denutriti; in India, 191 milioni. Secondo il rapporto annuale sulla malnutrizione della Fao ci sono globalmente, nel mondo, 805 milioni di persone che non hanno abbastanza da mangiare. Avremmo agognato che, grazie anche alla moderna rivoluzione tecnologica di Internet, si potessero accorciare le distanze, assottigliare le sperequazioni sociali. Al momento, un risultato è stato raggiunto: si possono contare un miliardo di utenti attivi su Instagram. Linfa vitale per nutrire, talvolta, ego spropositati. Su Instagram, c’è chi crede surrettiziamente che ogni momento della propria esistenza sia fondamentale per gli umani destini. Così, mentre in alcune contrade della terra c’è chi muore letteralmente di fame, c’è chi pensa che postare un sushi e una pizza al ristorante siano aspetti primari del vivere...
Capisco la verve paradossale della sua polemica, caro amico. Apprezzo l’idea di fondo che la motiva e le dà anima. E condivido la sua indisponibilità a fare proprie le logiche del “mondo dell’apparire” (Instagram può anche esserne considerato un frutto così maturo da apparire marcio) mentre in un altro mondo, realissimo, la sostanza stessa della vita è messa in forse dall’ingiustizia che genera fame assassina. Eppure, da uomo di comunicazione, so che la potenza delle immagini è tale che ogni mezzo tecnologico che può aiutarci a “vedere” e non solo a guardare – e Instagram ha questa potenzialità – è in grado di diventare strumento del cambiamento necessario, del capovolgimento indispensabile e liberante. Non diamoci per vinti e condannati ai post di piatti più o meno appetitosi. Sento che questo è anche il suo pensiero. E allora mettiamo e facciamo mettere in moto gli occhi, la testa e il cuore.