Gentile direttore,considero prezioso e stimolante il nuovo dibattito avviato da Avvenire sul tema del contrasto alla patologica evasione fiscale, che affligge i conti pubblici e l’etica sociale del nostro Paese. La proposta di Francesco Pizzetti e le reazioni che sono seguite sono, a mio avviso, l’ulteriore conferma di un fenomeno interessante: la diffusione tra gli italiani di un "sentimento nuevo" nei confronti dell’evasione fiscale, per decenni tollerata o addirittura agognata (da chi non la praticava) come forma di furbizia e abilità individuale, oggi finalmente considerata la più grave forma di ingiustizia nel rapporto tra le diverse categorie di lavoratori-contribuenti nonché la causa principale del livello record di tassazione che grava sui contribuenti onesti. Non è un caso che i blitz della Guardia di Finanza "modello Cortina", che dividono il mondo politico, siano stati invece accolti dal tripudio degli italiani secondo i sondaggi (spesso riservati) dei principali istituti demoscopici. Questa "ribellione degli onesti" potrebbe essere la scintilla in grado di far scoppiare, per la prima volta nel nostro Paese, una vera guerra all’evasione fiscale. Per combatterla però non bastano i blitz spettacolari, che pure stanno rafforzando la voglia degli italiani di pretendere dal negoziante o dal professionista la ricevuta fiscale e soprattutto (come dimostrano i dati relativi all’Iva incassata dallo Stato nei primi sei mesi del 2012) la tax compliance nel mondo del lavoro autonomo. Se le previsioni più ottimistiche del Governo si tradurranno in realtà, nel 2012 potremo recuperare dalla lotta all’evasione soltanto 15 miliardi: meno del 10% del gettito sottratto ogni anno dagli evasori allo Stato, che secondo le stime europee si aggira intorno ai 180 miliardi. I dati, dunque, rendono evidentissima la necessità di cambiare strategia di contrasto: in quest’ottica, a mio avviso l’idea di Pizzetti è interessante sul piano simbolico, ma per nulla efficace sul piano pratico. Togliere provvisoriamente il diritto di voto ai grandi evasori (che magari neanche lo esercitano) sarebbe un messaggio forte sul piano culturale, certificando l’"indegnità morale" dell’evasore rispetto alla comunità ai cui obblighi si sottrae. Ma da qui a pensare che questa sanzione possa indurre anche solo un contribuente a non evadere le tasse... Sono convinto che siano molto più efficaci e praticabili una serie di misure innovative, che io stesso propongo nel pamphlet
Lotta di Tasse. Idee e provocazioni per una giustizia fiscale (Rubbettino) e che realizzano una strategia di "espulsione" economica e sociale dell’evasore. La proposta fondamentale è quella di sospendere l’erogazione dei servizi pubblici (tranne quelli sanitari, costituzionalmente garantiti) al contribuente protagonista di comportamenti reiterati di evasione fiscale: in questo modo si toglierebbe all’evasore la possibilità di usufruire di quei servizi che non paga, infliggendogli una sanzione al tempo stesso consistente sul piano economico e importante sul piano simbolico. Considero altrettanto efficace un’altra misura, che consiste nell’inibire l’esercizio dell’attività o della professione a commercianti e professionisti, a carico dei quali sia accertato per due volte il mancato rilascio di scontrini fiscali o fatture: si impedirebbe così agli evasori di produrre reddito attraverso la sistematica violazione degli obblighi fiscali. In parallelo, andrebbero premiati i commercianti e i professionisti onesti: l’istituzione di un "bollino blu" – che segnali al pubblico quali esercizi commerciali sono gestiti in modo fiscalmente fedele – consentirebbe di far diventare la correttezza o la fraudolenza del comportamento dei commercianti un elemento fondamentale della competizione di mercato, aiutando tutti noi nella scelta del negozio e del ristorante da frequentare. Si tratta di misure radicali ma facilmente attuabili, che ricostruirebbero in Italia un livello accettabile di "giustizia fiscale" tra lavoratori dipendenti e autonomi. E anche il senso di una comunità in cui non esistono più furbi e fessi, ma semplicemente cittadini onesti e delinquenti "espulsi".
Francesco Delzìo