Botta e risposta. Eurispes si difende e parla di «gioco». Noi denunciamo azzardo
Gentile direttore,
il nostro Istituto studia da almeno due decenni il tema della diffusione del gioco in Italia, e nel 2017 ha creato l’Osservatorio Gioco, Legalità e Patologie, presieduto dal magistrato Antonio De Donno, sotto la cui egida sono state sviluppate diverse ricerche di àmbito territoriale. In questo percorso abbiamo più volte constatato come il pubblico dibattito risulti per molti aspetti carente, e come il mondo della comunicazione segua “distrattamente” le problematiche connesse alla galassia gioco. In questo quadro fa eccezione la testata da lei diretta, l’unica a riservare con continuità a questo tema adeguati spazi di approfondimento.
A conferma di ciò, i dati che lo scorso anno l’Eurispes ha riscontrato attraverso un’analisi delle 9 maggiori testate nazionali per il triennio 2015-2017: su complessivi 440 articoli dedicati al gioco, più del 45% (206 articoli) sono stati quelli pubblicati su “Avvenire”. Nello specifico, nel triennio preso in esame “Avvenire” ha pubblicato 66 articoli sul gioco problematico e patologico, riportando testimonianze di diversi soggetti della società civile, 64 articoli inerenti il dibattito politico e le azioni strutturali/ di sistema, 54 articoli di cronaca, inchieste/contrasto al gioco illegale, 22 articoli contenenti statistiche e dati economici.
Riconoscendo dunque, pieno merito al giornale da lei diretto per l’impegno su di una tematica di rilevante impatto sociale e, almeno in parte, socio-sanitario, mi permetto di rilevare che la legittima linea editoriale espressa da “Avvenire” che si manifesta nel grande spazio riservatole, potrebbe evitare di proporre alcuni eccessi e di rilanciare posizioni “schierate” che talvolta caratterizzano alcuni articoli e alcuni interventi “a senso unico”. Un esempio di questi ultimi è l’articolo a firma Maurizio Fiasco e Valeria Carella pubblicato lo scorso sabato 15 giugno, in cui i due ritengono di dover spiegare perché la politica sbaglia se e quando non segue scelte para-proibizionistiche nell’area del gioco, con l’unica attenuante di essere supportata e, in qualche misura, traviata da «un singolare breviario » (sic) che «a mo’ di Libretto Rosso» (sic) l’Eurispes avrebbe messo a disposizione attraverso la pubblicazione delle sue ricerche. Per soprammercato risultiamo inoltre destinatari di un potente j’accuse relativo alla «influenza indebita» (sic) che eserciteremmo attraverso le nostre ricerche; la stessa influenza esercitata, ad esempio, sul tema dell’alcolismo, del casco obbligatorio, o sul business della pornografia.
Che l’Eurispes eserciti e continui ad esercitare una non irrilevante influenza attraverso le proprie ricerche sviluppate in più di un trentennio, è un rischio che non siamo in grado di evitare, e di ciò gli estensori dell’articolo devono farsi una ragione. Che la critica che l’Eurispes ha argomentato, relativamente alla inefficacia di contenimento del rischio di azzardopatie di strumenti quale il distanziometro (concordando in questo con quanto recentemente espresso dall’Istituto Superiore di Sanità) e la compressione degli orari dell’offerta, abbia convinto alcune Regioni a modificare i testi varati negli scorsi anni, può essere considerato un motivo d’infamia per gli estensori dell’articolo, mentre è per noi un positivo riscontro dell’efficacia del nostro lavoro di ricerca.
In questa sede non vi è spazio per argomentare la visione che l’Eurispes ha di una necessaria, imprescindibile, riforma del settore del gioco legale nel nostro Paese. Accenniamo soltanto all’insufficienza della risposta socio-sanitaria affidata ai Dipartimenti per le Dipendenze Patologiche, e all’evidenza del rischio di aumentare il peso dell’illegalità e della criminalità organizzata con l’eccessiva contrazione dell’offerta legale. Ma fin d’ora, gentile direttore, diamo a lei e al suo giornale piena disponibilità a intervenire, anche in contraddittorio, sulle vostre interessanti pagine, per confrontarci serenamente su queste tematiche, sempre che questa eventuale presenza non sia da qualcuno considerata, a priori, “indebita”. La ringrazio per l’attenzione che vorrà riservare alla presente, e le invio i migliori auguri di buon lavoro.
Gian Maria Fara, presidente Euripes
È vero: con lungimiranza Eurispes segue le vicende del gioco d’azzardo in Italia, fin dall’inizio del secolo XXI. Prima che il consumo di azzardo decuplicasse i suoi volumi: da 10 miliardi di euro a 107,3 (tra il 2000 e il 2018). Eurispes nel 2008 partecipò anche al decollo della Fondazione Unigioco, sostenuta da un generoso finanziamento dei concessionari, assieme all’attuale amministratore delegato di Gamenet, con l’ex parlamentare Tolotti passato alla Sapar. Con alle spalle un’ampia compagine di società del gambling, si è perseguito lo «scopo di creare una solida e genuina “cultura del gioco” e di farne un punto centrale nel processo di produzione culturale del nostro Paese» (testuale). Insomma sforzi e fatiche per «contenuti e proposte d’intervento » per la «terza industria del Paese».
La ricerca scientifica ha come prerequisito l’autonomia (in primis finanziaria) e l’obbligo di posizionarsi in quella terzietà che deriva anche dall’assenza di conflitti di interesse. Non lo impone l’ordinamento (che sul punto è invece netto per i magistrati), ma il rispetto della verità. In campo medico, per esempio, è una conquista giovane di appena venti anni. Un oncologo non può incamerare onorari per approfondimenti sul cancro ai polmoni con analisi e verifiche a carico delle multinazionali del tabacco. Un medico non può essere finanziato, ma l’Eurispes sì: e infatti oltre che a generare controversi rapporti sull’azzardo, lo stesso Istituto si è speso per esempio nel suo Rapporto 2019 a favore delle Iqos. Quelle sigarette che la produttrice Philip Morris dichiara «a potenziale rischio attenuato». Proprio il tabacco “riscaldato e non bruciato” è invece messo sotto accusa dalla European Respiratory Society, prestigioso istituto di ricerca sul cancro ai polmoni. Eurispes invece auspica per l’Italia un modello Gran Bretagna «con la decisione di defiscalizzare completamente i prodotti innovativi» e, addirittura, di farsi promotore, attraverso il proprio Sistema sanitario nazionale, di queste alternative a integrazione delle politiche antifumo». Ma sull’azzardo nei mesi scorsi Eurispes ha fatto di più. Cominciando da Bari, città che Fara conosce bene, ha supportato la mobilitazione dei gestori delle slot contro la legge regionale della Puglia sulla tutela della salute dei cittadini. Stesso schema di gioco e invariato glossario: Regioni e Comuni intendono regolare? Proibizionismo. Le distanze dai luoghi sensibili? Irrilevante. E via proseguendo con una serie di dispositivi retorici dei quali prima o poi varrebbe la pena di elaborare un repertorio ragionato. Il presidente Fara sorvola su una questione dirimente: come sono state finanziati e da chi i testi presentati a Torino (proprio alla vigilia delle elezioni regionali) e a Bari. Il quesito forse va girato anche all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Un accenno, infine, all’elaborato dell’Istituto Superiore di Sanità: nel rapporto della ricerca Iss acquistata dai Monopoli, si parla delle «distanze» in tre punti: «la “distanza” tra l’intervistato/rispondente e i promotori dell’indagine» (pag. 24); nel grafico sui «giochi di abilità a distanza» (pag. 130 e 131). Punto. Con la debita cautela il comitato scientifico e l’estensore del report si sono tenuti fuori da ogni disputa sui provvedimenti amministrativi dei Comuni e delle Regioni.
Aggiungo poche righe alla puntuale replica del professor Maurizio Fiasco.Prima di tutto per ringraziarla, gentile presidente Fara, per il riconoscimento del ruolo informativo di “Avvenire” in tema di azzardo e per l’utilizzo del termine“azzardopatia” introdotto proprio da noi – come ha certificato la Treccani – nel dibattito pubblico. Devo però anche confessarle che mi colpisce molto che quest’ultimo sia l’unico passaggio della sua lettera in cui appare il concetto di“azzardo”, costantemente sovrastato e come occultato da quello di “gioco”. Ma l’azzardo non è un gioco, gentile presidente, è un problema che in Italia abbiamo reso gigantesco soprattutto sulla pelle dei più poveri e dei più fragili. Per questo alimentiamo da anni un’incessante campagna informativa e di opinione sul dilagare di Azzardopoli. Il professor Fiasco, consulente della “Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II”, è un nostro prezioso collaboratore e compagno di strada in questo impegno. (Marco Tarquinio)