Kepler si è fermato interrompendo a 3.500 stelle il conto delle 150.000 che gli era stato assegnato. Kepler era (è) il telescopio spaziale mandato nello spazio dalla Nasa nel 2009 alla caccia di quegli "esopianeti" che, chiamati anche "super-terre", orbitano, nascosti e misteriosi, intorno a chissà quanti soli della nostra galassia. Sono comunque 132 i pianeti extrasolari scoperti da Kepler e grande sarebbe il successo della sua ricerca se si scoprisse che anche su uno solo di essi esistono possibilità di vita elementare. Ma in questa direzione tutto tace così come tace, al riguardo, la sonda Curiosity inviata su Marte poco più di un anno fa. C’è vita sul Pianeta rosso, una vita, si capisce, primordiale? Al momento certamente no, e però il robot della Nasa, oltre a rivelarsi un fotografo eccellente (circa 37.000 scatti) e un ottimo tiratore (decine di migliaia di colpi di laser sparati sulle rocce a carpirne i segreti), ha stabilito la possibile presenza di microorganismi sul pianeta non di oggi, ma di ieri.Questo, però, lo si sapeva. E in sostanza i diversi orbiter, lander e rover inviati su Marte a partire dagli anni Sessanta hanno detto molto, ma non abbastanza. Così almeno la pensa, tra gli altri, il multimilionario americano Dennis Tito, 72 anni, ex astronauta che, non pago di quanto finora rivelato e deluso per il rinvio oltre il 2030 della missione americana su Marte deciso nel 2010 dal presidente Obama, ha annunciato la nascita della Inspiration Mars Foundation, organizzazione la cui "mission" è di mandare, senza scopi di lucro, i primi esseri viventi a vedere da vicino cos’è Marte e di mandarceli nel gennaio 2018, quando noi e Marte saremo a un tiro di schioppo. Più specificamente il riccone americano vuole che a volare verso il Pianeta rosso e a farvi un giro intorno a 100.000 km di distanza senza "ammartarvi", sia una coppia, meglio se di sposi. Durata del viaggio, andata e ritorno, 501 giorni. Previste, durante il medesimo, difficoltà psicologiche superabili «se hai qualcuno da abbracciare».Detto così il progetto sembra un folle volo, ma l’ex astronauta, prima di annunciarlo, si è ben documentato con scienziati, ingegneri, tecnici e luminari assortiti. Non per niente gli stessi cervelloni della Nasa (che non parteciperà, ma appoggerà da vicino l’iniziativa) assicurano che non soltanto il volo è fattibile, ma così com’è concepito, senza discesa sul pianeta, è «abbastanza semplice». Del rimbalzo mediatico che ci sarebbe inutile dire. E del resto, a voler addirittura stabilire su Marte una colonia permanente entro il 2040 è l’ex astronauta lunare Buzz Aldrin, 83 anni e secondo uomo al mondo ad aver messo piede sulla Luna. Ma a mandare uomini sul nostro vicino di casa prima, nel 2023, e a lasciarveli dopo aver provveduto a procurare l’ambiente giusto, c’è un altro progetto, Mars One, che vede l’Olanda in prima fila. Insomma, da quando Orson Welles, nel 1938, provocò un panico divenuto leggendario facendo credere a milioni di radioascoltatori americani che i marziani fossero sbarcati sulla Terra, il Pianeta rosso non si allontana dalle umane fantasie. Meno fantasiosa, invece, appare, nell’agenda spaziale, la corsa al Sole che prevede l’invio, nel 2017, di una sonda, "Solar Orbiter", dell’agenzia spaziale europea Esa. Suo compito lo studio dei venti e della corona solare prima di essere affiancata, nel 2018, dal "Solar Probe Plus" della Nasa, capace di arrivare a soli 7 milioni di chilometri dalla nostra Stella.Tutto questo a dire come lo spazio, una volta superato il confronto Unione Sovietica-Stati Uniti degli anni Sessanta-Settanta, sia diventato sempre di più luogo di esplorazione, investigazione, ricerca, missione. Sono oggi migliaia i satelliti che orbitano sulle nostre teste per assicurarci, dalla tivù satellitare a Internet, servizi senza i quali non sapremmo più vivere. Ma al di là della sua utilità, lo Spazio è una perenne prospettiva e un eterno sogno. Tutti i progetti umani che vi si riferiscono, scientifici, reali, realistici o fantastici, rivelano il desiderio dell’uomo di voler evadere a ogni costo da una Terra che sente sempre più stretta. È un desiderio insopprimibile che, visto da un’angolazione religiosa, apre porte oltre le quali si profila lo spazio-cielo che accoglie il nostro bisogno d’infinito, la nostra sete di trascendenza.